LIFE ITSELF

Valutazione
Consigliabile, Problematico, dibattiti
Tematica
Amicizia, Cinema nel cinema, Eutanasia, Famiglia, Malattia, Matrimonio - coppia
Genere
Documentario
Regia
Steve James
Durata
120'
Anno di uscita
2015
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
Life itself
Distribuzione
I wonder pictures
Musiche
Joshua Abrams
Montaggio
Steve James, David E. Simpson

Orig.: Stati Uniti (2014) - Sogg. e scenegg.: Steve James - Fotogr.(Normale/colore;B&N): Dana Kupper - Mus.: Joshua Abrams - Montagg.: Steve James, David E. Simpson - Dur.: 120' - Produz.: Steve James, Zak Piper, Garreth Basch per CNN Films; Film Rites, Kartemquin Films.

Interpreti e ruoli

Roger Ebert e (se stesso), sempre nel ruolo di se stessi in prima persona o in immagini di repertorio, Gene Siskel, Martin Scorsese, Errol Morris, Werner Herzog, Ava DuVernay, Ramin Bahrani, Chaz Ebert, Marlene Iglitzen, William Nack, A.O. Scott.

Soggetto

Roger Ebert nasce a Urbana (Illinois) il 18 giugno 1942. Coltiva con pazienza l'amore per il cinema, raffina attraverso innumerevoli visioni di film la propria capacità critica e di scrittura. I rapporti con giornali e redazioni faticano un po' a mettersi in movimento, ma infine Roger riesce a farsi assumere al Chicago Sun Times. E' l'inizio di una collaborazione che diventa una sorta di marchio identitario: resta al giornale dal 1967 al 2013. Con gli anni, la sua autorevolezza aumenta, rafforzata dall'approdo sul piccolo schermo dove comincia a condurre la trasmissione "Ebert & Roeper". Nel 1975 vince il Premio Pulitzer, primo giornalista cinematografico a tagliare questo traguardo. Nel 2002 gli viene diagnosticato un cancro alla tiroide, che lo priva della parola ma non della possibilità di vedere film e di redigere approfondite recensioni. Sposatosi in età matura, affronta con forza le privazioni indotte dalla malattia. Muore a Chicago il 4 aprile 2013.

Valutazione Pastorale

Roger Ebert può certo essere considerato un monumento della critica cinematografica americana, e quindi internazionale. Non essendo tuttavia il suo nome conosciutissimo, il documentario propende per la la giusta scelta di una ricostruzione biografica finalizzata a mettere a fuoco i contesti familiari, culturali, sociali nei quali cresce il giovane Ebert. Da grande certo la straordinaria notorietà dei film visti e recensiti, aiuta a seguire il percorso del suo sguardo critico. Che non era semplice né scontato, per quanto la sua penna avesse una scioltezza di invidiabile fluidità. Rigoroso sul lavoro, duro, ispido, talvolta intrattabile nel carattere, Ebert ha offerto la migliore dimostrazione di come sia possibile scavalcare il detto di Truffaut: "Ognuno fa due mestieri, il proprio e il critico di cinema". Immagini preziose, anche toccanti, punteggiano il lavoro,passaggi di un dolore profondo sopportato con un sorriso. Forse è l'immagine perfetta dell'identificazione tra il critico e ciò che ne pensano gli altri. Si fa presto a dire critico...Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni come avvio alla riflessione sul 'mestiere' del critico, sull'identità del giornalista, sul rapporto creatività/malattia.

Le altre valutazioni

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