L’INTERVALLO

Valutazione
Consigliabile, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Adolescenza, Famiglia, Mafia, Potere
Genere
Drammatico
Regia
Leonardo Di Costanzo
Durata
90'
Anno di uscita
2012
Nazionalità
Italia, Svizzera
Distribuzione
Luce Cinecittà
Soggetto e Sceneggiatura
Maurizio Braucci, Mariangela Barbanente, Leonardo Di Costanzo Maurizio Braucci, Leonardo Di Costanzo
Musiche
Marco Cappelli
Montaggio
Carlotta Cristiani

Orig.: Italia/Svizzera (2012) - Sogg.: Maurizio Braucci, Leonardo Di Costanzo - Scenegg.: Maurizio Braucci, Mariangela Barbanente, Leonardo Di Costanzo - Fotogr.(Panoramica/a colori): Luca Bigazzi - Mus.: Marco Cappelli - Montagg.: Carlotta Cristiani - Dur.: 90' - Produz.: Carlo Cresto Dina per Tempesta e Amka films productions in collaborazione con RAI Cinema, in coproduzione con RSI Radiotelevisione Svizzera SRG SSR.

Interpreti e ruoli

Francesca Riso (Veronica), Alessio Gallo (Salvatore), Carmine Paternoster (Bernardino), Salvatore Ruocco (Mimmo), Antonio Buil (padre di Salvatore), Jean Yves Morard . (lo slavo)

Soggetto

Un ragazzo e una ragazza, entrambi minorenni, si trovano rinchiusi in un grande edificio abbandonato in un quartiere popolare di Napoli. Lei, Veronica, è la prigioniera, lui, Salvatore, è incaricato dal capoclan di zona di fare da guardiano. Mentre passano le ore, i due, dopo una reciproca ostilità iniziale, cominciano a parlare in modo più pacato e confidenziale, Camminando tra stanze, corridoi e il bosco esterno, salendo sulla terrazza da dove osservano la città, Veronica e Salvatore riescono a lasciare la realtà e a confidarsi i rispettivi sogni. A sera, quando fa buio, Bernardino, il boss, arriva sul posto, parla con la ragazza, le regala un bracciale e poi si allontana con lei sulla moto. Anche Salvatore torna dal padre che lo aspetta vicino al banchetto per le granite.

Valutazione Pastorale

Segnalatosi in passato per alcuni documentari di forte impatto realistico, Leonardo Di Costanzo, nato a Ischia, esordisce ora nel racconto di finzione: "Mi sono lasciato alle spalle -dice- le ambiguità, anche feconde, del documentario e ho preferito un rapporto chiaro sia con i ragazzi protagonisti che con gli spettatori, non nascondendo che stavo girando una storia completamente inventata(...)". Il 'finto' di una giornata 'particolare', che si distacca dalla quotidianità fino a poter essere definita come 'intervallo', esce dalla m.d.p. asciutto, nitido, prosciugato da ogni orpello di artificio. Lo sguardo del regista è leggero, pulito, quasi distaccato, ritrae il luogo come un labirinto mentale, da cui sarebbe quasi preferibile non uscire più. Al pari di quei grandi spazi, l'adolescenza è per i due ragazzi un territorio vasto e sconosciuto, una promessa di vita che loro non vogliono perdere e che quella città ostile e anonima vorrebbe rubare loro. Coraggiosa e caparbia, la voglia di crescere reclama diritti e risposte, ci sono claustrofobia, angoscia, colori ovattati, luci incerte a impedire il distendersi del cromatismo. La regia gira spesso in controluce, i sogni si ritraggono da enfasi e didascalismo. Non c'è facile speranza, c'è un nitido attaccarsi alla testarda voglia di reagire dei ragazzi. L'intervallo dall'inferno del male può forse aumentare. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in occasioni successive, dove sia possibile avviare riflessioni sui molti temi attuali che propone. Qualche attenzione per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.

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