MATERNITY BLUES

Valutazione
Complesso, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Donna, Famiglia - genitori figli, Male, Medicina, Morte, Solidarietà-Amore
Genere
Drammatico
Regia
Fabrizio Cattani
Durata
95'
Anno di uscita
2012
Nazionalità
Italia
Distribuzione
Fandango Distribuzione
Musiche
Paolo Vivaldi
Montaggio
Paola Freddi

Orig.: Italia (2011) - Sogg. e scenegg.: Fabrizio Cattani, Grazia Verasani dall'Opera letteraria "From Medea" di Grazia Verasani - Fotogr.(Scope/a colori): Francesco Carini - Mus.: Paolo Vivaldi - Montagg.: Paola Freddi - Dur.: 95' - Produz.: Ipotesi Cinema, Faso Film realizzata da Fulvia Manzotti e The Coproducers.

Interpreti e ruoli

Andrea Oswart (Clara), Monica Birladeanu (Eloisa), Chiara Martegiani (Rina), Marina Pennafina (Vincenza), Daniele Pecci (Luigi), Elodie Treccani (Giulia), Pascal Zullino (dott. Scalia), Giulia Weber (Trudy), Lia Tanzi (Rosa la parrucchiera), Pierluigi Corallo (avvocato), Giada Colucci (dott.ssa Lucia Stregari), Franca Abategiovanni (Elsa), Amina Syed (Mari)

Soggetto

Un ospedale psichiatrico giudiziario in Toscana. Con le altre, sono rinchiuse quattro donne diverse tra loro ma legate dalla comune colpa dell'infanticidio. Clara, timida e piena di paura, riceve la visita del marito ma non riesce ad aderire al tentativo di lui di riprendere una vita insieme. Rina, ragazza madre, che ha affogato la figlia nella vasca da bagno, ha uno scambio epistolare con un uomo lontano e pensa di avere il diritto di vivere una nuova storia d'amore. Eloisa, impulsiva e polemica con tutte, non rinuncia al fascino che sa di esercitare con la propria bellezza fisica. Vincenza, nonostante abbia ancora due figli fuori, non regge al dolore per quello eliminato e a sua volta si toglie la vita.

Valutazione Pastorale

La scelta tematica è forte e coraggiosa. "Infanticidio" è parola che incute timore, apre a scenari di esistenze cadute in un buio mentale che sembra senza ritorno. Nel gergo tecnico è una sindrome assassina, una depressione post partum che porta una madre ad uccidere il proprio figlio. Il punto di partenza è un testo teatrale, "From Medea", scritto da Grazia Verasani, che ha poi collaborato alla sceneggiatura insieme al regista Fabrizio Cattani. Si resta in effetti nell'unico ambiente dell'ospedale giudiziario, con sporadiche 'uscite' per seguire le giornate di Luigi, marito di Clara, altrettanto difficili, abitate dal dolore e dalla volontà inespressa di non perdere l'amore della moglie. Nelle pieghe di ritratti caratteriali stratificati e difficili da spiegare, la regia entra attraverso uno sguardo misurato e discreto, senza forzature nè prevaricazioni. Più che di denuncia, bisogna forse parlare di opportuna rimessa in primo piano di un argomento ostico e scostante, magari tenuto sotto silenzio dal pudore di chi vi è coinvolto. In una cornice ambientale attrezzata, funzionale e accogliente (le feste di Natale sono tutte così?), il percorso narrativo piegato e dolente circuisce il diagramma di sfumature affettive, ricordi, rimpianti, per confluire in una frase che tutte accomuna: io sono la sola colpevole di me stessa. Nella sospensione del giudizio, rimane una richiesta di pietà che fa quasi paura per la difficoltà di accoglierla, elaborarla e restituirla a quelle donne fragili e bisognose. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, ben tenendo conto della delicatezza dell'argomento e quindi dell'impatto nei confronti dello spettatore. Più adatto per occasioni mirate, nelle quali sia possibile avviare riflessioni sul tema centrale con il supporto di contributi, esperienze, testimonianze. Molta attenzione è da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.

Le altre valutazioni

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