MEAN MACHINE

Valutazione
Discutibile, violenze
Tematica
Carcere, Sport
Genere
Drammatico
Regia
Barry Skolnick
Durata
102'
Anno di uscita
2002
Nazionalità
Gran Bretagna, Stati Uniti
Titolo Originale
The mean machine
Distribuzione
United International Pictures
Soggetto e Sceneggiatura
Charlie Fletcher e Chris Baker & Andrew Day basato sul film "Quella sporca ultima meta", sceneggiato da Tracy Keenan Wynn da un soggetto di Albert S.Ruddy
Musiche
John Murphy
Montaggio
Eddie Hamilton, Dayn Williams

Orig.: Stati Uniti/Gran Bretagna (2001) - Sogg.: basato sul film "Quella sporca ultima meta", sceneggiato da Tracy Keenan Wynn da un soggetto di Albert S.Ruddy - Scenegg.: Charlie Fletcher e Chris Baker & Andrew Day - Fotogr.(Normale/a colori): Alex Barber - Mus.: John Murphy - Montagg.: Eddie Hamilton, Dayn Williams - Dur.: 102' - Produz.: Matthew Vaughn - VIETATO AI MINORI DI 14 ANNI

Interpreti e ruoli

Vinnie Jones (Danny Meehan), Jason Statham (il monaco), Stephens Walters (Nitro), David Hemmings, David Kelly, Ralph Brown, Danny Dyer.

Soggetto

Calciatore di successo, Danny Meehan viene giudicato colpevole di aver venduto una partita della nazionale e condannato a tre anni di carcere. Nel penitenziario il direttore gli chiede di diventare l'allenatore della squadra di calcio dei detenuti in vista di una partita detenuti contro guardie. Danny, che infine accetta, deve però superare le diffidenze di molti suoi compagni. Ci riesce dopo avere, tra altre cose, salvato uno di colore, essere finito in cella d'isolamento, aver avuto un incontro a sangue con un suo 'avversario'. Finalmente comincia la selezione per cercare i detenuti più idonei, con i quali dare il via agli allenamenti. Nonostante tra le guardie qualcuno incarichi in doppiogiochista di eliminare Danny, arriva il giorno della partita. I detenuti vanno avanti per 2 a 0, poi Danny, accusando un finto malore, esce. Il punteggio arriva sul 2-2. Quindi Danny rientra e nel recupero segna il gol della vittoria per 3-2. I detenuti si scagliano contro il direttore del carcere, che aveva fatto di tutto per farli perdere.

Valutazione Pastorale

Ricalcata sul ben più robusto titolo di Robert Aldrich "Quella sporca ultima meta" (1974), la vicenda si muove nell'ambito del sottogenere carcerario e del sottotema della partita come momento di rivincita, riscatto, possibilità di ristabilire gli equilibri. Niente di veramente nuovo emerge dal racconto, che mette insieme una carrellata delle consuete tipologie 'da galera', restando al livello di enunciazione di certe situazioni senza mai dare l'impressione di voler diventare veramente denuncia. Azzeccati risultano invece i ritratti di alcuni protagonisti, supportati da buone caratterizzazioni, e lo sviluppo di buon realismo di qualche passaggio narrativo, anche nella parte finale. In generale va rilevata la presenza di troppa violenza, esibita in dosi eccessive sia pure in un contesto che in parte la rende necessaria. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come discutibile, e segnato da molte violenze. UTILIZZAZIONE: più che in programmazione ordinaria, il film si indirizza per occasioni mirate nell'ambito di tematiche relative al rapporto cinema/carcere/sport. Attenzione per i minori per eventuali passaggi televisivi (il film ha il divieto ai minori di 14 anni).

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