MIRACOLO A LE HAVRE

Valutazione
Consigliabile, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Famiglia, Libertà, Malattia, Metafore del nostro tempo, Povertà-Emarginazione, Rapporto tra culture, Solidarietà-Amore
Genere
Drammatico
Regia
Aki Kaurismäki
Durata
93'
Anno di uscita
2011
Nazionalità
Finlandia, Francia
Titolo Originale
Le Havre
Distribuzione
Bim Distribuzione
Musiche
brani di autori vari
Montaggio
Timo Linnasalo

Orig.: Finlandia/Francia (2011) - Sogg. e scenegg.: Aki Kaurismaki - Fotogr.(Panoramica/a colori):Timo Salminen - Mus.: brani di autori vari - Montagg.: Timo Linnasalo - Dur.: 93' - Produz.: Aki Kaurismaki.

Interpreti e ruoli

Andre Wilms (Marcel Marx), Kati Outinen (Arletty), Jean-Pierre Darroussin (commissario Monet), Blondin Miguel (Idrissa), Elina Salo (Claire), Evelyne Didi (Yvette), Quoc Dung Nguyen (Chang), Francois Monnié (droghiere), Roberto Piazza (Little Bob), Piette Etaix (dottor Becker), Jean-Pierre Leaud (informatore)

Soggetto

Marcel Marx, ex scrittore e inguaribile bohemien, si è ritirato in una sorta di esilio volontario a Le Havre, dove vive relazionandosi con poche persone e facendo il lustrascarpe. Dopo il 'lavoro', passa al bar preferito e infine a casa cena con la fedele moglie Arletty. Quasi per caso il destino gli fa incontrare, all'interno di un gruppo di profughi braccati dalla polizia, il giovane Idrissa, che vuole andare a Londra dalla mamma. Marcel si prende a cuore il ragazzo, lo nasconde a casa, va alla ricerc a del nonno, crea le condizioni per imbarcarlo su una nave in partenza per l'Inghilterra. All'ultimo momento l'arrivo delle forze dell'ordine sembra far precipitare tutto ma qui, in modoimprevisto, qualcosa cambia e il ragazzo parte. Nello stesso momento Arletty, che era stata ricoverata per un grave male, viene dichiarata guarita e i due tornano insieme a casa.

Valutazione Pastorale

In questo nuovo, palpitante capitolo del suo diario per immagini, il regista finlandese torna ad osservare la realtà con sguardo acuto, affilato, introspettivo. Da una parte infatti c'è lo spunto tratto dalla cronaca più urgente e pressante: i flussi degli immigrati in Europa, il modo di (non)accoglierli. "Non ho soluzioni da proporre -dice l'autore- ma ho voluto in qualche modo affrontare la questione, anche se in un film che ha poco di realistico". Dall'altra, ecco il Kaurismaki di sempre, quello che getta sulla storia scelta un occhio malinconico e corrucciato, disperato ma non drammatico, anzi addirittura rivolto ad un 'lieto fine' che non è banale condiscendenza ma soluzione stilistica inquieta, spiazzante, quasi disturbante. Fortemente legato alla cultura del Nord Europa, fatta di pudori, ritrosie, solitudini non dichiarate, il regista gira in 'esterni' ma fa muovere la vicenda in ambienti ristretti, piccoli, quasi isolati. Non ama la modernità e i personaggi abitano luoghi popolati da oggetti di altre epoche, illuminati da colori netti, pastellati, un chiaroscuro dai toni esistenziali, una sorta di cromatismo povero e malinconico. Ancora una volta Kaurismaki si conferma il cantore disilluso ma pieno di speranze di quell'umanità priva di sostanze materiali ma ricca di quell'affetto che non chiede ricompense. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, e in successive occasioni mirate nelle quali sia possibile avviare riflessioni sui molti temi che la pellicola propone, e sul particolarissimo stile dell'autore finlandese.

Le altre valutazioni

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