MULHOLLAND DRIVE

Valutazione
Complesso, Discutibile, Adatto per dibattiti
Tematica
Cinema nel cinema, Metafore del nostro tempo, Omosessualità, Psicologia, Teatro
Genere
Dramma psicologico
Regia
David Lynch
Durata
145'
Anno di uscita
2002
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
Mulholland drive
Distribuzione
O1 Distribution
Musiche
Angelo Badalamenti
Montaggio
Mary Sweeney

Orig.: Stati Uniti (2000) - Sogg. e scenegg.: David Lynch - Fotogr.(Normale/a colori): Peter Deming - Mus.: Angelo Badalamenti - Montagg.: Mary Sweeney - Dur.: 145' - Produz.: Mary Sweeney, Alain Sarde, Neal Edelstein, Michael Polaire, Tony Krantz.

Interpreti e ruoli

Naomi Watts (Betty Elms/Diane Selwyn), Laura Elena Harring (Rita/Camilla Rhodes), Justin Theroux (Adam Kesher), Ann Miller (Coco), Chad Everett (Jimmy Katz), Dan Hedaya (Vincenzo Castigliane), Robert Forster (Harry Mcknight), Billy Ray Cyrus (Gene), Mark Pellegrino (Joe)

Soggetto

Hollywood. I due autisti di una cadillac nera, che viaggia lungo Mulholland Drive, minacciano con una pistola la donna bruna che è sull'auto con loro. Improvvisamente la vettura viene travolta da un'altra auto e l'unica sopravvisuta al terribile incidente è la donna che, però, perde la memoria. Questa, assumendo il nome di Rita, si rifugia impaurita nell'appartamento della bionda Betty, una giovane attrice dall'aria ingenua appena arrivata a Los Angeles. Betty comincia ad aiutare Rita a svelare il mistero sulla propria identità. Nel frattempo: un uomo è spaventato a morte dai propri incubi; un regista, Adam Kesher, viene costretto da due uomini e da uno strano cowboy ad affidare il ruolo della protagonista del suo prossimo film ad una misteriosa attrice, Camilla; un killer maldestro semina vittime. Durante le loro ricerche, Rita e Betty scoprono il cadavere di Diane. Le due donne, dopo essere diventate amanti, vanno a vedere uno spettacolo teatrale, a seguito del quale entrano in possesso di una scatola blù. Aperta la scatola, i personaggi si scambiano di ruolo: Betty diviene Diane e Rita diviene Camilla. Diane é innamorata di Camilla la quale, però, le preferisce il regista Adam. Diane allora paga un killer per uccidere la sua ex amante. Dalla scatola blù fuoriescono, miniaturizzati, i due vecchietti che avevano accolto con entusiasmo Betty all'aeroporto di Los Angeles. I due spaventano Diane, e la inducono al suicidio. Si torna al teatro, e lì un attore pronuncia la parola: "Silenzio".

Valutazione Pastorale

Premio per la migliore regia, ex aequo con "L'uomo che non c'era" di Joel Coen, a Cannes 2001, il film riflette il modo autoriale con cui Lynch è solito costruire i suoi racconti, pieni di tensione, mistero, sensualità, humour nero e mondo onirico. Si tratta di un film strutturato su differenti livelli che, attraverso una trama volutamente nebulosa, intreccia realtà e illusione senza una specifica connessione logica o soluzione di continuità. L'ambivalenza del racconto é cercata, in quanto, attraverso un infinito e spesso enigmatico gioco di rimandi e di allusioni, consente al regista di portare in scena una ricerca della verità, della propria identità e del senso della vita e della morte. Allo stesso modo vengono affrontate, non senza elementi oscuri e passaggi arditi all'interno di un impianto che sa di thriller, difficili tematiche come la schizofrenia, l'omosessualità e le paure inconsce. L'approccio metacinematografico, che si nutre anche di richiami al mondo teatrale, è la cornice scenica che serve al film per mettere in atto una feroce critica della falsità del mondo della celluloide che trova ad Hollywood il suo momento più forte. Se la frammentarietà narrativa riesce a diventare sostanza emotiva e coinvolgente, è grazie alla capacità visiva di Lynch, al suo occhio più visionario che descrittivo, all'utilizzo calibrato di musica e toni cromatici, al modo di plasmare gli attori/le attrici : toccando con mano (vedi il provino di Betty) il sottile confine tra essere e non essere. Momenti scabrosi e situazioni equivoche si affiancano dunque a riferimenti ai meccanismi della memoria e delle passioni, al dito puntato sulla falsità come regola di vita, al bisogno di ritrovare, dopo il silenzio, un nuovo punto di partenza. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come discutibile, complesso e senz'altro adatto a dibattiti.

Utilizzazione

In programmazione ordinaria il film è da utilizzare, avendo ben presente la presenza di un pubblico maturo, pronto a recepire le suggestioni di una storia comunque non facile. Inutile mandarlo allo sbaraglio come passatempo domenicale, che non è. Da recuperare appunto in occasioni ristrette, per riflettere sui rapporti cinema/tempo/memoria/identità. Non essendoci divieti, molta attenzione sarà da tenere per i minori in occasione di passaggi televisivi.

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