Orig.: Argentina (1999) - Sogg. e scenegg.: Pablo Trapero - Fotogr.(Panoramica/B&N): Cobi Migliora - Mus.: Francisco Canaro - Montagg.: Nicolas Goldbart - Dur.: 90' - Produz.: Lita Stantic.
Interpreti e ruoli
Luis Margani (Rulo), Adriana Aizemberg (Adriana), Daniel Valenzuela (Torres), Roly Serrano (Walter), Federico Esquerro (Claudio), Graciana Chironi (madre di Rulo), Alfonso Rementeria . (Sartori)
Soggetto
Arrivato ai cinquanta anni, Rulo è afflitto da obesità e, soprattutto, dal fatto di essere disoccupato e di dover mantenere la madre e un figlio diciannovenne. Venti anni prima, nei Settanta, era stato bassista in un gruppo rick che aveva raggiunto una certa notorietà in Argentina. La realtà di oggi è più miserevole. Rassegnatosi all'idea di doversi impiegare come operaio, si presenta in una ditta, ma all'ultimo un altro gli porta via il posto. L'amarezza é in parte alleviata dagli incontri con Adriana, quasi coetanea, proprietaria del chiosco dove lui consuma il panino quotidiano. Con lei comincia una timida storia d'amore, che però si interrompe quando Rulo è costretto ad accettare una proposta di lavoro, che lo destina però a duemila chilometri da Buenos Aires. Giunto nella località dove si lavora alla costruzione di un acquedotto, Rulo viene assegnato in una stanza insieme ad altri operai occasionali di varia provenienza. Gli orari sono duri, il luogo mette tristezza, la paga non sempre arriva con puntualità. Rulo non sta bene di salute e ben presto capisce di non potercela fare. Quando decide di rinunciare, sa che il ritorno nella capitale significa dover fare i conti con una vita tutta da inventare.
Valutazione Pastorale
Si tratta di un'opera prima robusta e assai convincente. Attraverso le vicissitudini del protagonista, il giovane regista Pablo Trapero (nato nel 1971) compone un quadro vivace e pulsante dell'Argentina di oggi, stretta tra aperture internazionale e profonde carenze sociali. La parabola di Rulo, spensierato musicista da giovane e avviato verso una malinconica maturità, diventa paradigmatica delle incoerenze di un sistema sociale che crea sacche di disagio e di indifferenza. Girando in bianco&nero, Trapero sa anche rendere più 'vera' la vicenda, che rinuncia agli esagitati toni dell'ideologia per lasciar parlare i fatti, dare spazio alle emozioni, alle attese e alle delusioni di un semplice, indifeso cittadino. La denuncia insomma arriva partendo dall'interno: si scava nelle 'assenze', nella sottrazione di equilibrio, che diventa ferita al proprio sentirsi uomo in mezzo agli altri uomini. Un ritratto dimesso e dolente, molto efficace. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come positivo, accettabile, e di taglio problematico, adatto a dibattiti. UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, e recuperato come sguardo sincero e autentico sull'Argentina contemporanea, sulle sue carenze, sulle sue difficoltà economiche e amministrative.