NINFA PLEBEA

Valutazione
Inaccettabile, Scabroso
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Lina Wertmuller
Durata
107'
Anno di uscita
1996
Nazionalità
Italia
Distribuzione
I.I.F.
Soggetto e Sceneggiatura
Lina Wertmuller, Ugo Pirro liberamente ispirato al romanzo "Ninfa plebea" di Domenico Rea
Musiche
Ennio Morri
Montaggio
Pierluigi Leonardi

Sogg.: liberamente ispirato al romanzo "Ninfa plebea" di Domenico Rea - Scenegg.: Lina Wertmuller, Ugo Pirro - Fotogr.: (scope/ a colori) Ennio Guarnieri - Mus.: Ennio Morri-cone - Montagg.: Pierluigi Leonardi - Dur.: 107' - Produz.: Ciro Ippolito, Fulvio Lucisano

Interpreti e ruoli

Lucia Cara (Miluzza), Stefania Sandrelli (Nunziata), Raoul Bova (Pietro), Ennio Coltorti (Gioacchino), Rino Marcelli (Nonno di Miluzza), Peppe De Rosa, Isa Danieli, Luisa Amatucci, Giuditta Del Vecchio, Lorenzo Crespi, Massimo Bellinzoni, Adriana Bruni, Antonio Conte, Lola Pagnani, Simona Patitucci, Mariano D'Amora.

Soggetto

Nel 1943, durante la seconda guerra mondiale, a Nofi, un paesello del Salernitano situato in zona collinosa, conduce una vita tranquilla Miluz-za, una adolescente (15 anni) semplice e spontanea ma curiosa di tutto e vita-lissima. La madre Nunziata è donna sensualissima e piacente (il marito, Gioacchino, è al corrente di essere tradito ma, timido, fa solo proteste e allu-sioni per l'andirivieni in casa specie di soldati). Nella famiglia c'è anche il vecchio nonno, che ama molto la nipotina. La ragazza scherza con le amiche (una delle quali dai comportamenti molto ambigui), con un giovane soldato e spesso va a fare certe medicazioni al vecchio parroco, ma in sostanza nulla di grave accade, in quel paese piuttosto severo, che tuttavia abbonda di piaceri occulti e di complicità varie. La tenera Miluzza finisce presto additata da tut-ti quando, assunta in una fabbrica, subisce le angherie di un principale eter-namente in foia. Per Miluzza è il crollo del suo mondo ancora infantile. In seguito la madre Nunziata muore dissanguata dopo un incontro troppo foco-so con un soldato; il padre Gioacchino muore per il dolore della perdita della moglie; il nonno muore tra le macerie del paese distrutto da un bombarda-mento. Trasferitasi a casa di un'amica, Miluzza incontra Pietro, un disertore ferito i cui parenti vivono in una frazione non troppo lontana in una bella vil-lacasale. Loro sono gente agiata e Pietro, pure sporco e lacero com'è, appare alla povera Miluzza, affascinata dalla di lui bellezza, come il principe delle favole. Tanto lei è passionale e timida, quanto lui è discreto e affettuoso. Lei lo accompagna fino alla villa: la madre (Gesummina) diffida e non poco di quella ragazza, ma Pietro si dichiara subito innamorato. Mentre la guerra si sta allontanando verso il Nord, Miluzza ricambia il giovane con sentimenti sinceri e lui vuole sposarla. La severa madre vorrebbe sottoporre Miluzza alle esperte mani di una mammana locale per verificare la sua verginità ma Miluzza strilla e si oppone. Tutto finisce con le nozze: finalmente Miluzza ha trovato la felicità, dopo umiliazioni e violenze.

Valutazione Pastorale

"Ninfa plebea" è ispirato all'opera letteraria di Domenico Rea ed al suo stile di meridionale, al tempo stesso concreto e magico. Ma non è detto che la traduzione di un testo in immagini sia sempre riuscita e convincente. Mentre la regista coglie a volte con freschezza di tratti certi aspetti della vita locale ed clima tradizionale o del costume di una comunità ancorata a pregiudizi e mentalità sclerotizzate (salvo ciò che succe-de fra le mura di casa), insiste in maniera più che volgare e disgustosa su taluni dettagli (tra l'altro del tutto non pertinenti alla narrazione). Molta cura nell'insieme, bella la scenografia (di Enrico Job), belli i paesaggi, le coste e il mare del Sud italico. E' il film stesso che non persuade. Il guaio probabil-mente è proprio qui e non bastano certo gli occhioni luminosi e sgranati di Lucia Cara (molto povera la sua recitazione) a controbilanciare giochetti ero-tici adolescenziali; una mamma (la Sandrelli) che per le sue prodezze sessua-li muore addirittura dissanguata; un padre tradito (peraltro pressoché compli-ce).

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