OLIVIER OLIVIER

Valutazione
Inaccettabile, Morboso
Tematica
Omosessualità
Genere
Drammatico
Regia
Agnieszka Holland
Durata
108'
Anno di uscita
1992
Nazionalità
Francia
Titolo Originale
OLIVIER OLIVIER
Distribuzione
Lucky Red Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Agnieszka Holland, Yves Lapointe, Regis Debray Agnieszka Holland
Musiche
Zbigniew Preisner
Montaggio
Isabelle Lorente

Sogg.: Agnieszka Holland - Scenegg.: Agnieszka Holland, Yves Lapointe, Regis Debray - Fotogr.: (panoramica/a colori) Bernard Zitzeman - Mus.: Zbigniew Preisner - Montagg.: Isabelle Lorente - Dur.: 108' - Produz.: Oliane Productions, Films, A2

Interpreti e ruoli

François Cluzet (Serge), Brigitte Rouan (Elisabeth), Jean-François Stevenin (Ispettore Druot), Grégoire Colin (Olivier), Marina Golovine (Nadine), Frederic Quiring (Marcel), Faye Gatteau (Nadine), Emmanuel Morozof ( piccola), Florian Billion (Olivier), ( piccolo)

Soggetto

una famiglia della piccola borghesia vive nella campagna francese. Lui Serge Duval fa il veterinario; la moglie Elisabeth, donna delusa e di instabili umori, adora e coccola oltre ogni dire il figlio di nove anni Olivier di cui la sorella maggiore Nadine è molto gelosa. Inspiegabilmente, un giorno in cui presa la bicicletta il bambino è mandato a portare il pranzo alla nonna malata. egli scompare. Solo Marcel, un giovanotto che dà una mano ai Duval per l'orto e lo stagno, lo ha visto passare in corsa. Le indagini affidate all'ispettore Druot non approdano a nulla, poi costui viene trasferito a Parigi e dello scomparso non resta che il ricordo nell'angoscia. Elisabeth è come impazzita, a volte in lacrime, altre come assente. Duval pensa bene di andare a lavorare nel Ciad. Dopo sei anni, Druot arresta nella capitale un quindicenne che batte il marciapiede: per l'ispettore si tratta di Olivier. Elisabeth, chiamata a vedere l'adolescente, riconosce in lui il figlio e folle di felicità se lo porta a casa dove torna anche dall'Africa Serge. Olivier (anche se restano molte ombre sulla fuga) è come il figliuol prodigo: riceve in dono una moto, ma solo Nadine resta sempre diffidente. Olivier potrebbe anche essere un estraneo, un furbastro che a buon mercato si è trovato una nicchia, con un recente passato forse oscuro e che, tra l'altro, non ha perso tempo per baciare la "sorella". Finché si scopre la verità: Olivier, entrando in casa di Marcel, scopre costui mentre sta abusando di un bimbetto dei dintorni. Olivier porta quest'ultimo a Druot, si riapre il caso della scomparsa del piccolo Duval e nella stalla di Marcel viene fuori il cadavere di lui, vittima (e forse non la sola) delle anomale tendenze del lavorante.

Valutazione Pastorale

gli eventi sono veri (Francia, 1984) ma, stando a quanto ha dichiarato la soggettista-regista Agnieszka Holland (polacca), lei vi ha aggiunto molto di suo. E chi sa che, così facendo, non abbia mescolato varie ambiguità al realismo dei fatti, in un clima di innegabile morbosità. La famiglia Duval, colpita dalla sciagura, è vista in un quadro poco meno che desolante: debole il padre, egoista di buona lega e pronto a partire per il Ciad; stanca del proprio matrimonio Elisabeth, coinvolta invece in una sorta di rapporto erotico con il piccolo Olivier, vezzeggiato al limite tra l'inammissibile ed il lecito; facile a muovere gli oggetti e far scoppiare le lampadine la figlia adolescente (vedere qualche scena che sta fra i rituali magici e la parapsicologia), che con la madre ha stabilito una relazione di amore-odio. In questo ambiente viene ad inserirsi il giovanissimo omosessuale parigino, che colma di felicità i genitori e che è destinato pare impossibile a risultare l'unico elemento razionale e positivo, quando ricorre al poliziotto che tempo prima lo aveva fermato mentre adescava i passanti, portandogli un bambino minacciato di violenza e con ciò contribuendo a far riaprire il caso del vero Olivier. Senza affatto escludere che quel caso sia vero, bisogna dire che il clima generale del film è impregnato di morbosità. Esso è imbarazzante e lascia a disagio tra finzione e realtà. Ogni denuncia per risultare tale ha da essere oggettiva e onesta, non impostata su di un'ottica viziata, con dettagli inquinanti. Quello meno isterico e più autentico è il falso Olivier, l'estraneo e vizioso ragazzo parigino, che nel finale chiarisce la verità. È un film che finisce con l'irritare. Tenuto conto dell'essenziale e dei vari sottofondi, è da considerare inaccettabile.

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