OLTRE LE COLLINE

Valutazione
Complesso, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Donna, Gesù, Giustizia, Libertà, Medicina, Metafore del nostro tempo, Tematiche religiose
Genere
Drammatico
Regia
Cristian Mungiu
Durata
150'
Anno di uscita
2012
Nazionalità
Romania
Titolo Originale
Dupa Dealuri
Distribuzione
Bim Distribuzione
Musiche
brani di autori vari
Montaggio
Mircea Olteanu

Orig.: Romania (2012) - Sogg. e scenegg.: Cristian Mingiu liberamente tratti dai roanzi di Tatiana Niculescu Bran - Fotogr.(Scope/a colori): Oleg Mutu - Mus.: brani di autori vari - Montagg.: Mircea Olteanu - Dur.: 150' - Produz.: Cristian Mungiu, Tudor Reu.

Interpreti e ruoli

Cosmina Srtatan (Voichita), Cristina Flutur (Alina), Valeriu Andriuta (prete), Dana Talapaga (madre superiore), Catalina Harabagiu (suor Antonia), Gina Tandura (suor Iustina), Vica Agache . (sorella Elisabetta)

Soggetto

Tornata dalla Germania, Alina ritrova Voichita, sua grande amica da quando bambine si sono conosciute in orfanotrofio. La novità è che Voichita ha trovato conforto nella Fede, vive in un isolato convento ortodosso della Romania, e le altre suore e il sacerdote (chiamato Padre) sono ormai la sua famiglia. Alicia non ha un luogo dove andare, Voichita riesce a farla ospitare nel convento ma, in breve tempo, Alina assume atteggiamenti insofferenti, reagisce alla regole di vita del luogo, si ammala. Ricoverata una prima volta in ospedale, viene dimessa, promette di comportarsi bene, ma quando di nuovo si rende protagonista di episodi molto spiacevoli che sfociano nella violenza, viene ritenuta posseduta dal demonio. Al sacerdote e alle suore non resta che legarla ad una tavola per praticare su di lei l'esorcismo. Alina si aggrava e, quando arriva l'ambulanza, stavolta viene dichiarata morta. La polizia non può dare a meno di ritenere il 'padre' e le suore colpevoli e accompagnare tutti dal magistrato per l'istruttoria.

Valutazione Pastorale

Quando, dopo pochi minuti, le due amiche arrivano al convento, un cartello all'ingresso avverte: "Questa è la casa del Signore. Vietato l'accesso ai fedeli di altre religioni. Credi e affidati". E' una dichiarazione d'intenti, come uno spartiacque tra il mondo fuori e quello dentro, segno di un approccio metodologico esaustivo ed aggressivo, di una criticità speculativa priva di chiaroscuri e di sfumature. Di quel cartello bisogna ricordarsi durante il duro, spigoloso percorso della vicenda, una 'via del dolore' lunga 150' dentro l'anima e il cuore dei protagonisti. Mungiu (suo il precedente "4 mesi, 3 settimane, 2 giorni" nel 2007) dice: "E' soprattutto un film sull'amore e sulla libertà di coscienza: su come l'amore può trasformare i concetti di bene e male in concetti molto relativi. Molti dei grandi errori di questo mondo sono stati commessi nel nome della fede e con l'assoluta convinzione di agire per una buona causa". Al centro c'è, naturalmente, il rapporto tra Alina e Voichita, il cui affetto reciproco colma il vuoto lasciato dall'infanzia nell'orfanotrofio e che però ora fa i conti con la presenza in Voichita di una fede non eliminabile. La spiritualità dell'una e la razionalità dell'altra cercano invano un punto di incontro, la coscienza di una impossibile conciliazione crea i presupposti per reazioni scomposte e isteriche. Quando la capacità di controllo precipita, qualcuno perde la vita. Dopo quasi due ore di un taglio narrativo ostico, respingente fatto di immagini fisse e di poco dialogo, nel finale Mungiu concentra i respiri ansiosi e rabbiosi di un apologo inquieto e disperato, calato simbolicamente sul fango che oscura il vetro del furgone della polizia. Proprio mentre disegna personaggi e situazioni di granitica certezza, Mungiu ne evidenzia le debolezze, ne scruta le profonde carenze, cattura le frasi stanche e afone di uomini e donne bisognosi di aiuto. Un fede vera, autentica, capace di fondere il quotidiano nell'universale storia della salvezza diventa lievito di dialogo e incontro con gli 'altri' e respiro per il vivere comune. Film difficile, questo di Mungiu, coraggioso e incisivo, tassello importante di un cinema che coglie l'invisibile e affonda lo sguardo laddove l'occhio rischia di non arrivare. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

In programmazione ordinaria il film può essere utilizzato, ben tenendo presente che si tratta di un prodotto non facile da seguire. Meglio collocarlo in occasioni mirate, dove sia possibile con contributi e approfondimenti avviare riflessioni sui temi forti che suggerisce. Attenzione è da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.

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