PORTAMI VIA

Valutazione
Discutibile, Scabrosità
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Gianluca Maria Tavarelli
Durata
105'
Anno di uscita
1994
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
PORTAMI VIA
Distribuzione
Nemo Distribuzione Cinematografica
Soggetto e Sceneggiatura
Leonardo Fasoli, Gianluca Maria Tavarelli
Musiche
Paolo Lasazio, Roberto Padovan
Montaggio
Marco Spoletini

Sogg. e Scenegg.: Leonardo Fasoli, Gianluca Maria Tavarelli - Fotogr.: (panoramica/a colori) Pietro Sciortino - Mus.: Paolo Lasazio, Roberto Padovan - Montagg.: Marco Spoletini - Dur.: 105' - Produz.: Gianluca Arcopinto

Interpreti e ruoli

Stefania Orsola Garello (Cinzia), France Demoulin (Cristina), Sergio Troiano (Alberto), Michele Di Mauro (Luigi), Fabrizio Monetti, Riccardo Montanaro

Soggetto

a Torino, due tretacinquenni, Alberto, rappresentante di elettrodomestici, e Luigi, assistente in una comunità di handicappati, vagano quasi ogni sera di locale in locale, con il desiderio della donna da conquistare. Nel frattempo Cinzia e Cristina, due giovani slave, attirate con il solito trucco dell'agenzia per fotomodelle, sono costrette a prostituirsi da un lenone particolarmente violento. Nel corso dell'ennesima lite coi protettori una di esse il numero di telefono col rossetto sul parabrezza dell'auto di Alberto: queste prostitute costano due milioni, e a i due uomini non resta che fantasticarci sopra. Mentre Luigi accudisce Paolo, un disabile che ha messo via una discreta somma di denaro (e quando costui si toglie la vita la eredita), Alberto ha alcuni problemi economici per un pignoramento. Luigi decide di spendere parte dell'eredità incontrando Cinzia e Cristina. Mentre arrivano all'appuntamento Cristina viene malmenata dal protettore, che colpisce Alberto, sceso a difenderla: terrorizzata, la giovane spara all'uomo, uccidendolo. Rifugiatasi a casa di Luigi, Cinzia e Cristina decidono di espatriare, e sia il primo che l'inizialmente riluttante Alberto decidono si seguirle oltre confine, in Francia.

Valutazione Pastorale

nessun dubbio sull'estrema attualità del paesaggio umano ed urbano nel quale vagano le vite parallele di queste due coppie maschili e femminili, in una Torino sempre più degradata e spogliata di qualsiasi dignità sociale ed ambientale. Mondo tetro, laido, dove solitudine e frustrazione e mancanza di prospettive future formano un micidiale cocktail dove tutto è ipotizzabile, dal suicidio al delitto, dal vizio all'uso di sostanze stupefacenti. Peccato però che Tavarelli, già capace nella forma documentaristica di calarsi con proprietà di linguaggio ed efficacia narrativa nel tessuto urbano della sua città, che evidentemente gli sta molto a cuore, in questo film smarrisce un pò il senso plastico del racconto, finendo per frammentare la storia in microstrutture sì esemplificative della situazione dei personaggi e dell'ambiente che esse frequentano, ma con una forza d'impatto attutita dal ritmo talora balbettante, talora faticoso, con dialoghi sovente didascalici e privi di spessore, o deliberatamente realistici e volgari ma senza mordente, soprattutto a causa della recitazione poco incisiva, in particolare dei due protagonisti maschili. Ne risulta comunque un film sostanzialmente dignitoso e che fa riflettere, anche se la non-soluzione finale lascia ben pochi spazi ad una speranza di redenzione o di riscatto per i personaggi. Non siamo tuttavia, moralmente parlando, agli estremi del negativo, anche perchè il regista evita con opportunità di insistere sulle scabrosità connaturate alla situazione in generale e delle due donne e della loro professione in particolare, anche se il dialogo è naturalmente in sintonia con lo squallore degli ambienti in cui via via si situa. Una rappresentazione del male comunque convincente in sè stessa, e quindi discutibile, anche se non superata da una catarsi del resto assai difficile da individuare o proporre.

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