PRIGIONIERI DELL’ONORE

Valutazione
Accettabile, Riserve, Realistico
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Ken Russel
Durata
99'
Anno di uscita
1993
Nazionalità
Gran Bretagna
Titolo Originale
PRISONERS OF HONOR
Distribuzione
C.D.I.
Soggetto e Sceneggiatura
Ron Hutchinson
Musiche
Barry Kirsch
Montaggio
Mia Goldman, Brian Tagg

Sogg. e Scenegg.: Ron Hutchinson - Fotogr.: (normale/a colori) Mike Southon - Mus.: Barry Kirsch - Montagg.: Mia Goldman, Brian Tagg - Dur.: 99' - Produz.: Judith Rutherford James, Richard Dreyfuss

Interpreti e ruoli

Richard Dreyfuss (George Picquart), Oliver Reed (Generale Boisdeffre), Peter Firth (Maggiore Henry), Jeremy Kemp (Generale De Pellieux), Brian Blessed (Generale Gonse), Michael Haughey (Esterhazy), Kenneth Colley (Alfred Dreyfus), Catherine Neilson, Lindsay Anderson, Peter Vaughan

Soggetto

nel 1923, in Inghilterra, due uomini ricordano il "caso Dreyfus", che per anni fece tanto scalpore. Nel 1895, Alfred Dreyfus, ufficiale dei Servizi Segreti francesi, accusato di essere una spia pagata dai tedeschi, viene degradato, mentre proclama la sua innocenza, quindi mandato all'Isola del Diavolo, dove languirà per anni. A capo del controspionaggio francese, intanto, è nominato il colonnello George Picquart, mentre il maggiore Henry è deluso per non essere stato il prescelto. Il generale Boisdeffre, che stima molto Picquart, gli ordina un'indagine sul caso Dreyfus (perché ha dei dubbi) e il colonnello scopre preso che le prove contro il condannato, consistenti in due foglietti, minuta di un messaggio che egli avrebbe inviato ai tedeschi, accusano invece un altro ufficiale dei Servizi Segreti: Esterhazy, la cui calligrafia è chiaramente riconoscibile. Picquart si persuade che Dreyfus è stato condannato solo perché è ebreo. Anche Picquart è antisemita, ma vuole fare giustizia, mentre il generale Boisdeffre e i suoi colleghi rifiutano di accusare Esterhazy sia per antisemitismo, sia, soprattutto, per difendere il prestigio dell'esercito, nel quale i francesi non debbono mai perdere fiducia. Picquart viene perciò esonerato dal suo incarico, e inviato in inutili missioni in paesi lontani, allontanandosi così dall'amata Héloïse (che però è moglie di un altro uomo). Superata una grave malattia e tornato a Parigi, Picquart viene supplicato invano dalla signora Dreyfus, che vorrebbe vedere le prove in favore di suo marito, ma George, legato dal suo giuramento all'esercito, rifiuta. Subito dopo viene messo in congedo illimitato e sostituito da Henry. I generali proteggono Esterhazy per una questione di principio; gli viene fatto un processo, promettendogli che sarà assolto, ed egli racconta fandonie. Intanto, nel 1898, Emile Zola pubblica il suo famoso articolo "J'accuse!", che difende Dreyfus ed ha una risonanza mondiale. Picquart depone la verità, perché i generali hanno giurato il falso, Henry lo accusa di aver falsificato le prove, e i due si battono in duello: Zola è condannato per diffamazione e Picquart è imprigionato ed espulso dall'esercito. Intanto il ministro della guerra ordina al capitano Didier un'inchiesta sul caso Esterhazy-Dreyfus, e il giovane ufficiale dichiara che almeno un documento è visibilmente contraffatto, e va a rovistare nell'ufficio di Henry, il quale viene allora costretto a suicidarsi. Picquart, convinto cattolico, afferma che non si suiciderà mai. Poi Dreyfus viene rimpatriato e Picquart liberato, ma rifiuta di fuggire con Héloïse perché è un soldato e vuol testimoniare: nel '99 c'è un nuovo processo contro Dreyfus, che viene ancora condannato. Il poveretto, per non tornare nell'Isola del Diavolo, sarebbe disposto ad approfittare di un'amnistia generale, ma l'inflessibile Picquart gli fa riflettere che così ammetterebbe la propria colpevolezza, e non gli stringe la mano. Dopo 6 anni Dreyfus è reintegrato nell'esercito, e Picquart è nominato ministro della guerra, ma muore prima dell'inizio della I guerra mondiale. Il racconto di Esterhazy, uno dei due uomini, che parlano in Inghilterra nel 1923, termina con parole di ammirazione per Picquart, e con la notizia che quell'accusa di spionaggio fu solo una commedia: non fu rivelato, infatti, alcun segreto militare, perché i tedeschi sapevano già tutto. Quindi egli appone il suo autografo ad un libro che ha scritto sul "Caso Dreyfus".

Valutazione Pastorale

questo film di Ken Russell racconta le vicende del "Caso Dreyfus" che, fra la fine dell'800 e i primi del '900 appassionò la Francia, divisa in colpevolisti ed innocentisti. Lo sventurato ufficiale ebreo, accusato ingiustamente di spionaggio, fu annientato dal potere della classe militare francese, che difendeva il proprio prestigio, anche contro la giustizia e la verità. Il film è chiaramente antimilitarista, come dimostra sia la condanna da parte degli autori del comportamento dei genreali, sia la maniera con cui questi vengono inquadrati in modo grottesco, oppure la scena risibile in cui il generale Boisdeffre (Oliver Reed) si fa ritrarre in un pomposo costume da antico romano. Picquart (Richard Dreyfuss) viene rimproverato dal ministro corrotto di seguire la propria coscienza; egli è presentato come un uomo assolutamente inflessibile, ma ha però un punto debole: il suo amore per la moglie di un altro. Il film, decoroso e abbellito da una ambientazione assai elegante, non sa però creare la tensione drammatica, che la situazione richiederebbe, anche perché la recitazione, nonostante un buon cast, manca spesso di efficacia. Complessivamente il lavoro lascia nello spettatore un senso di fragilità e incompiutezza.

Le altre valutazioni

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