RIEN NE VA PLUS

Valutazione
Accettabile-riserve, ambiguità
Tematica
Amicizia
Genere
Commedia
Regia
Claude Chabrol
Durata
105'
Anno di uscita
1997
Nazionalità
Francia
Titolo Originale
RIEN NE VA PLUS
Distribuzione
Bim Distribuzione
Musiche
Matthieu Chabrol
Montaggio
Monique Fardoulis

Sogg. e scenegg.: Claude Chabrol - Fotogr. (Panoramica/a colori): Eduardo Serra - Mus.: Matthieu Chabrol - Montagg.: Monique Fardoulis - Dur.: 105' - Produz.: Jean Louis Porchet, Gerard Ruey.

Interpreti e ruoli

Isabelle Huppert (Betty), Michel Serrault (Victor), Francoise Cluzet (Maurice), Jean-Francois Balmer (Monsieur K), Jackie Berroyer (Chatillon), Jean Benguigui (il monaco truffatore), Mony Dalmes (la signora Trotti), Thomas Chabrol, Greg Germain, Nathalie Kousnetzoff, Marie Dubois.

Soggetto

Victor, sui sessant’anni, e Betty, sui trenta, formano una affiatata coppia che vive di espedienti e piccole truffe. Si muovono attraverso la Francia a bordo di un camper e si fermano soprattutto in località di provincia sede di congressi professionali. In una di queste Betty attira un uomo e, una volta in camera di lui, lo addormenta e gli porta via i soldi, non tutti perchè la loro filosofia è quella di non eccedere mai nel furto. Dopo il colpo si separano, per ritrovarsi in una località svizzera di montagna, dove Betty si accompagna con un individuo mai visto. Ma stavolta il meccanismo si inceppa. Betty si fa incastrare dal tesoriere di un’associazione criminale che la vuole conquistare ma anche indurla a trasportare ai Caraibi una valigia piena di denaro sporco. Victor insegue Betty e resta coinvolto in questa imprevista, rischiosa operazione. Ai Caraibi i due devono vedersela con feroci gangster e solo grazie alla prontezza di Victor riescono a scappare e a salvarsi. Tornati in Francia, si ritrovano dopo qualche tempo. Riprendere la vita di prima ora è più difficile.

Valutazione Pastorale

La storia propone il ritratto di due “piccoli ladri senza importanza”, figurine che affrontano l’illegalità con una sorta di incosciente tenerezza e finiscono vittime di situazioni più grandi di loro. Chabrol disegna con gusto, anche se non sempre con equilibrio, lo spaccato di una Francia minore e sconosciuta, dove l’esistenza diventa un incrocio di circostanze, di scherzi, di luci e ombre nascoste. I protagonisti sono osservati con simpatia e senza mai farne degli eroi o dei prototipi esemplari. C’è un’idea della vita come gioco da affrontare giorno per giorno, con tutti i pericoli che possono capitare all’improvviso e che magari fanno riflettere su quali sono le cose più importanti (rispetto, amicizia, equilibrio) a fronte di altre da inseguire chissà dove. Dal punto di vista pastorale, il film é interessante e sostanzialmente positivo, sia pure con qualche riserva per certe ambiguità che punteggiano la vicenda. UTILIZZAZIONE: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, sia pure con attenzione per i minori. Valido in contesti più mirati, trattandosi del film n° 50 di un autore discontinuo ma importante come Claude Chabrol, che continua ad offrire l’idea di un cinema attento alle sfumature caratteriali, e proponendo ancora una esemplare interpretazione di Michel Serrault nel ruolo di Victor.

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