Scappo a casa

Valutazione
Consigliabile, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Emigrazione, Politica-Società, Razzismo
Genere
Commedia
Regia
Enrico Lando
Durata
92'
Anno di uscita
2019
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
Scappo a casa
Distribuzione
Medusa Film
Soggetto e Sceneggiatura
Morgan Bertacca, Aldo Baglio
Fotografia
Massimo Schiavon
Musiche
Fabrizio Mancinelli
Montaggio
Luigi Mearelli

Prod.: Paolo Guerra, Agidi Due, Medusa Film

Interpreti e ruoli

Aldo Baglio (Michele), Jacky Ido (Mugambi), Angela Finocchiaro (Ursula), Dino Longo (Seidovic), Mario Pupella (Pavelic)

Soggetto

Interessato solo all’apparenza, al vestire, alle auto che guida in quanto meccanico, alle donne che può conquistare senza problemi, Michele ha in realtà una vita quotidiana superficiale affidata molto ai social, con i quali amplia la propria immagine. Trovatosi a sostituire un collega, arriva a Budapest per un viaggio che dovrebbe essere di piacere e invece ha conseguenze tragicomiche…

Valutazione Pastorale

Il dato di cronaca più interessante è che questo film segna l’avvio di una nuova carriera per Aldo Baglio, finora segnata da 10 film insieme a Giovanni Poretti e Giacomo Storti in un periodo protrattosi dal 1997 ("Tre uomini e una gamba") al 2016 ("Fuga da Reuma Park"). Dal trio diventato famoso come Aldo, Giovanni e Giacomo, ora il primo (in ordine alfabetico) si propone in solitudine, nel ruolo di Michele, meccanico esperto di macchine sportive, uomo dedito a un culto esasperato di se stesso e alla costruzione di un‘immagine di impeccabile seduzione. Michele, come Aldo in precedenza, riprende il personaggio del siculo/milanese che ha difficoltà ad accettare la presenza di meridionali, e uomini di colore in genere, quindi parte per Budapest sicuro di incontrare solo donne bionde e bellissime. Sin dall'inizio, lo scarto cui è sottoposto Michele è, rispetto al mondo circostante, forte e difficile da sostenere. Calato in una marea montante di inconvenienti, disavventure, incidenti rocamboleschi, Michele dovrà imparare cosa vuol dire avere una identità, lottare e faticare per tenersela stretta. A lungo andare il racconto rischia di impantanarsi in una ripetitiva sequenza di inghippi, equivoci, sforzi per equilibrare le indecisioni. Il film arriva alla fine col fiato un po’ corto, l’umorismo è alquanto a singhiozzo, accenni di sociologia restano appena abbozzati. L’apertura alla società multiculturale nostra contemporanea è resa con fin troppa inevitabilità e con un cambio repentino da Michele iniziale a quello conclusivo. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni, come avvio a una riflessione sui modi di approccio e convivenza tra italiani e migranti in un ambiente ostile e difficile.

Le altre valutazioni

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