SCHULTZE VUOLE SUONARE IL BLUES

Valutazione
Accettabile, Realistico, dibattiti
Tematica
Metafore del nostro tempo, Musica, Psicologia, Rapporto tra culture
Genere
Commedia
Regia
Michael Schorr
Durata
110'
Anno di uscita
2004
Nazionalità
Germania
Titolo Originale
Schultze gets the blues
Distribuzione
Lady Film
Musiche
Thomas Wittenbecher
Montaggio
Tina Hillmann

Orig.: Germania (2003) - Sogg. e scenegg.: Michael Schorr - Fotogr.(Panoramica/a colori): Axel Schneppat - Mus.: Thomas Wittenbecher - Montagg.: Tina Hillmann - Dur.: 110' - Produz.: Jens Korner, Thomas Riedel, Oliver Niemeier.

Interpreti e ruoli

Horst Krause (Schultze), Harald Warmbrunn (Jurgen), Karl Fred Muller (Manfred), Ursula Schucht (moglie di Jurgen), Hannelore Schubert (moglie di Manfred), Wilhelmine Horschig (Lisa), Alozia St.Julien (Josephine), Loni Frank . (mamma di Schultze)

Soggetto

Collocati in pensione dopo anni di lavoro nelle miniere, alcuni amici cominciano a passare le giornate al bar con grandi bicchieri di birra. Manfred e Jurgen si adattano, mentre Schultze, dal carattere introverso, passa molto tempo solo a casa. Qui riprende in mano la fisarmonica che suona come passatempo, ascolta alla radio un brano di musica zydeco (il blues impastato di echi francesi tipico del delta del Mississippi), se ne appassiona e subito lo impara. Lo esegue alla locale festa dei 50 anni della società di musica ma la platea resta indifferente. Tuttavia i cittadini lo scelgono come rappresentante ai festeggiamenti previsti nella località del Texas gemellata con loro. Schultze così arriva in America, e, quando sta per esibirsi, si accorge che anche lì vengono eseguite solo musiche tradizionali tedesche. Deluso si allontana in silenzio, affitta una barca malandata e comincia a percorrere il fiume. Qui fa vari incontri, tra i quali quello con un'orchestrina ambulante di blues. Una sera, in un locale notturno, mentre balla si sente male, si accascia a terra e muore. Riportato a casa, viene sepolto alla presenza degli amici e della cittadinanza.

Valutazione Pastorale

Si tratta di una commedia incentrata su un finissimo studio psicologico. L'esordiente regista Schorr gioca benissimo la carta del gioco degli opposti. La vita attiva al lavoro/ l'inerzia dei primi tempi da pensionati; l'esuberanza caratteriale tedesca/ la modestia di Schultze tanto grosso fisicamente quanto timido e silenzioso negli atteggiamenti. Ridotto al minimo nei dialoghi, affidato sopratutto ad immagini di scavato realismo che colgono l'anima e la radici dei luoghi e delle persone, il racconto diventa il diario di un uomo solo verso il proprio destino, metafora non tanto dell'isolamento ma di quelle sfumature esistenziali difficili da cogliere ad occhio nudo. Resta nella memoria la figura di Schultze, prototipo dell'uomo che cerca il bello e il nuovo e ne lascia l'eredità agli altri. Un'opera prima sobria, efficace, incisiva. Dal punto di vista pastorale, lo sguardo umano e compassionevole che la regia rivolge al portagonista induce a valutare il film come accettabile, realistico e adatto a dibattiti. UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e proposto in occasioni mirate come prodotto europeo di spessore e di indubbio interesse.

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