TAXI BLUES **

Valutazione
Discutibile, scabrosità, Dibattiti
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Pavel Lounguine
Durata
110'
Anno di uscita
1990
Nazionalità
Francia
Titolo Originale
TAXI BLUES
Distribuzione
Academy Pictures
Soggetto e Sceneggiatura
Pavel Lounguine
Musiche
Vladimir Chekassine
Montaggio
Elisabeth Guido

Sogg.e Scenegg.: Pavel Lounguine - Fotogr.: (panoramica/a colori) Denis Evstingneev - Mus.: Vladimir Chekassine - Montagg.: Elisabeth Guido - Dur.: 110' - Produz.: Ask Eurofilm, MKS Production, La Sept, Paris - Len Film, Leningrad

Interpreti e ruoli

Piotr Mamonov (Liocha), Piotr Zaitchenko (Schilikov), Natalia Koliakanova (Christina), Vladimir Kachpour, Hal Singer, Elena Saphonova

Soggetto

a Mosca, Liocha, sassofonista ebreo alcolizzato, dopo aver utilizzato a lungo di notte un taxi e bevuto la vodka procuratagli dal conducente Schlilov, scompare senza pagare il conto. Per avere i soldi, che gli spettano, il tassista riesce a ritrovarlo, quando questi è completamente privo di denaro, e finisce col portarlo a vivere nella propria casa, che il sassofonista ubriaco gli allaga, causandogli un grosso danno economico. Perciò, toltigli i documenti, Schlikov lo riduce suo schiavo, facendogli fare i più umili servizi, in cambio di un letto, del cibo e di un pò d'alcool. Ma Liocha è contento, perché può suonare il suo sassofono e bere. Nasce così fra i due uomini, tanto diversi, un rapporto di amicizia-odio: ormai il rozzo Schlikov non pensa più ai soldi, ma vuole trasformare il musicista in un "onesto lavoratore" e, poiché non comprende la sua arte, considera i suoi stati d'animo come una malattia, che egli cerca di curare, magari picchiandolo e insultandolo. Liocha suona sempre il sassofono in casa, e, se il tassista disprezza quella musica, alla quale contrappone un inno patriottico, la sua amante, Christina, invece. ne è tanto turbata una sera da farlo adirare cosicché, più tardi, Schlikov la possiede brutalmente. Intanto giunge a Mosca un impresario americano, col celebre sassofonista negro Hal Singer, e, scoperto il talento del russo, lo scrittura, portandolo con sé negli Stati Uniti dove ottiene un grande successo, tanto da apparire in una trasmissione televisiva da New York. Quando torna a Mosca per un concerto, ormai Liocha è una celebrità, e anche Schlikov va ad ascoltarlo, commosso, ma è deluso perché l'amico, tutto preso dagli ammiratori, non si presenta alla cena, che egli aveva preparato in suo onore. Finalmente, nella notte, Liocha fa una breve apparizione in casa del tassista, portandogli in dono dei vestiti e una grande bambola gonfiabile; poi se ne va, con un gruppo di maschere. Allora Schlikov, furibondo anche per quel successo, che ritiene immeritato, rubato un taxi, insegue un'auto, che crede quella di Liocha, e la investe volontariamente, disposto anche ad uccidere l'amico. Ma subito pentito, cerca di salvarlo dalla imminente esplosione, ed estrae dalla vettura un corpo, che però è quello di un giapponese, ormai morto.

Valutazione Pastorale

questo complesso film del regista russo Pavel Lounguine Cuine è interessante e privo di banalità, anche se alcune scene appaiono caricate. Lo stile del lavoro può ricordare alcuni recenti film realistici americani, specie nella presentazione dell'ambiente proletario, popolato di tassisti, musicisti, drogati, fannulloni e ubriaconi, poliziotti e povere ragazze. Ma poi il film si rivela assolutamente russo, perché appare ricco di temi, di simboli e anche di riferimenti alla grande letteratura russa del passato, mentre presenta la Mosca di oggi, fra i suoi monumentali palazzi ufficiali, e i sobborghi in cui è chiaro il degrado attuale. Le figure dei due protagonisti sono studiate con cura e appaiono vivissime: il tassista, proletario rozzo e ottuso, capace di collere improvvise, che si sente poco amato, e non può accettare il successo del musicista, del quale non capisce il valore, ma che disprezza, perché debole e ubriacone, tanto che trova più facile tentare di ucciderlo, che cercare di capirlo; l'artista geniale, votato alla musica, ma anche all'autodistruzione per alcool e droga, che è però riuscito a non farsi schiacciare dal comunismo, e adesso è diventato una star. Questa soppravvivenza dell'arte in Russia, che il comunismo non ha potuto distruggere, nonostante la durissima repressione d'ogni libertà, anche di quella creativa, è uno dei valori positivi del film. Il legame originale fra i due uomini tanto diversi simboleggia il rapporto fra gli intellettuali russi d'oggi e la gente comune, che non possono convivere, ma neppure fare a meno gli uni degli altri. Tutti gli attori, anche quelli delle parti minori, risultano ottimi, mentre i due protagonisti, Piotr Mamonov (Liocha) e Piotr Zaitchenko (Schlikov) sono veramente efficaci nei loro ruoli. Alcune situazioni ed una scena scabrosa motivano il giudizio.

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