TEMPO DI UCCIDERE

Valutazione
Discutibile, Crudezze
Tematica
Letteratura
Genere
Drammatico
Regia
Giuliano Montaldo
Durata
110'
Anno di uscita
1989
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
TEMPO DI UCCIDERE
Distribuzione
Titanus Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Furio Scarpelli, Paolo Virzi, Giacomo Scarpelli, Giuliano Montaldo dal romanzo "Tempo di Uccidere" di Ennio Faliano
Musiche
Ennio Morricone
Montaggio
Alfredo Muschietti

Sogg.: dal romanzo "Tempo di Uccidere" di Ennio Faliano - Scenegg.: Furio Scarpelli, Paolo Virzi, Giacomo Scarpelli, Giuliano Montaldo - Fotogr.: (panoramica/a colori) Blasco Giurato - Mus.: Ennio Morricone - Montagg.: Alfredo Muschietti - Dur.: 110' - Co-Produz.: Ellepi Film, Dania Film, Surf Film, D.M.V., Roma; Italafrance, Paris

Interpreti e ruoli

Nicolas Cage (Enrico Silvestri), Ricky Tognazzi (Mario), Giancarlo Giannini (Il Maggiore), Robert Liensol (Joannes), Patrice Flora Prazo, Gianluca Favilla, Vittorio Amandola

Soggetto

nel 1936 durante il conflitto italo-etiopico, il Tenente Enrico Silvestri, afflitto una notte da un terribile mal di denti, non aspetta l'alba per partire in colonna con il suo reparto e si fa portare da un camion all'ospedale da campo più vicino. Il camion sbanda, va a sbattere contro una roccia e Silvestri decide di prendere una scorciatoia nella boscaglia. In un laghetto vede una indigena nuda di rara bellezza e, da bravo occupante, la violenta. Cadute le tenebre, spara ad una bestia selvaggia, ma un proiettile di rimbalzo strazia il ventre della indigena e l'uomo, vedendola soffrire, la uccide, seppellendone il cadavere. Arrivato finalmente al campo e curato, Silvestri comincia però a non vedere rimarginare una ferita fattasi alla mano nel bosco. In più, un maggiore incontrato al campo un intrallazzatore che pensa a far soldi con i materiali dell'Esercito gli ha mostrato alcune prostitute con un turbante bianco e poiché, a sentire il maggiore, esso è tipico delle lebbrose, ecco che Silvestri piomba nel terrore del contagio, dato che la giovane da lui violentata aveva un turbante analogo. Ora il problema è di tornare al più presto a casa dalla moglie e di correre ai ripari per quella mano gonfia e di bruttissimo aspetto. Ottenuta la licenza da tempo sospirata Silvestri va a Massaua, ma un ufficiale medico con cui egli parla di lebbra si insospettisce e telefona ai carabinieri del porto. Senza timbro di imbarco non è possibile salire a bordo e Silvestri, pur di procurarsi un passaggio clandestino (occorre una cifra enorme), deruba vilmente il maggiore. Tranne i parenti della vittima (il cui padre Johannes ha anzi curato Silvestri quando errava nella boscaglia, preso da pietà per quell'invasore febbricitante) ed a parte il sottotenente Mario con cui si è confidato, nessuno sa di quel delitto. La sua avventura africana è finita poiché Silvestri ha appreso da Johannes che la figlia non era per niente una lebbrosa e che, dunque, le sue paure sono infondate.

Valutazione Pastorale

può darsi che nel '47 il romanzo scritto da Ennio Flaiano (da cui il film di Giuliano Montaldo) sia apparso più vivo, più graffiante e amaro e con più simboli. Qui la vicenda è molto più diluita. Il tenente partito come tanti altri, volontari o comandanti, verso un Paese esotico, tutto palmizi e faccette nere da conquistare nel fascino di un ideale imperialista non solo non è un eroe, ma è unicamente un vile, ladro all'occorrenza e assassino. Il personaggio è in sostanza sgradevole e meritevole di quel disprezzo con cui, combattente o civile che sia, ogni essere umano viene giustamente bollato. Quello della paura costituisce il leit-motiv della vicenda raccontata da un io-narrante. La regia, che compiutamente ha evidenziato il vile comportamento del protagonista, non è riuscita a dare organicità ad una narrazione altalenante tra la visione storica del tempo e la conflittualità interiore.

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