THE POST

Valutazione
Consigliabile, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Famiglia, Mass-media, Politica-Società, Storia
Genere
Drammatico
Regia
Steven Spielberg
Durata
118'
Anno di uscita
2018
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
The Post
Distribuzione
01 Distribution
Soggetto e Sceneggiatura
Liza Hannah, Josh Singer
Fotografia
Janusz Kaminski
Musiche
John Williams
Montaggio
Michael Kahn, Sarah Broshar

Produz.: Tim White, Trevor White, Adam Somner, Tom Karnowski per Amblin Entertainment, Dreamworks.

Interpreti e ruoli

Meryl Streep (Katharine Graham), Tom Hanks (Ben Bradlee), Sarah Paulson (Tony Bradlee), Bob Odenkirk ; Tracy Letts (Ben Bagdikian), Bradley Whitford (Fritz Beebe), Bruce Greenwood (Arthur Parsons), Matthew Rhys (Robert McNamara), Alison Brie (Daniel Ellsberg), Carrie Coon (Lally Graham Weymouth), David Cross (Meg Greenfield), Jesse Plemons ; Michael Stuhlbarg (Howard Simons), Zach Woods . (Roger Clark), Michael Stuhlbarg (Abe Rosenthal)

Soggetto

Anno 1971. Katharine Graham, prima donna alla guida del "The Washington Post", e Ben Bradlee, direttore del giornale, mettono in gioco la credibilità del giornale, svelando la massiccia copertura di segreti governativi riguardanti la guerra in Vietnam durata per decenni...

Valutazione Pastorale

Parli delle origini di Steven Spielberg e di colpo ti ritrovi negli anni Settanta, a quel telefilm "Duel", che nel 1971 ne avviò la carriera e a quel film "Sugarland Esxpress" che nel 1974 ne segnò il debutto su grande schermo. Sembra (ed è) un periodo lontano, travolto da quaranta anni di cinema, di storia, di evoluzioni tecniche. In fondo ai quali ritrovi un cineasta dalla capacità espressiva intatta e pulita, al servizio di una visione delle cose e dei fatti di nitida lucidità, uomo di cinema insomma che tiene dritta la barra della navigazione nelle tempeste della società e guarda al passato con l'occhio ben aperto sul presente. Così succede in questo "The Post", rievocazione di un episodio che rimanda esattamente al 1971, anno del suo esordio. Un racconto dentro il quale Spielberg si muove con destrezza e misura, dando esatta la sensazione che il sapere già come sono finite le cose gli serva per scavare in modo più profondo nella psicologia dei personaggi coinvolti, per leggere con maggiore esattezza i risvolti drammatici ed emotivi degli avvenimenti. In questa prospettiva si possono guardare come vivi e palpitanti i ruoli di Katharine Graham e di Ben Bradlee, partecipare ai momenti difficili e decisivi delle scelte che sono chiamati a compiere. E che loro risolvono tra incoscienza, coraggio e rischio come fece a suo tempo James Stewart in "Mr. Smith va a Washington" di Frank Capra, 1939. Con la voglia di giocarsi il tutto per tutto di fronte a scelte etiche non rinviabili per il futuro del Paese. Insomma Spielberg racconta ancora un "come eravamo", arrivando nel finale a creare i presupposti per preparare i film già fatti, anche da altri ("Tutti gli uomini del Presidente" con Robert Redford e Dustin Hoffman di Alain J. Pakula sul caso Watergate, 1976). Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e, quasi inevitabilmente, in molte successive occasioni, per affrontare temi di forte interesse quali 'cinema e giornalismo', 'cinema e storia', 'America e guerra del Vietnam', 'Mass-media e etica', e altri.

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