THE REPAIRMAN – IL RIPARATORE

Valutazione
Consigliabile, Problematico, dibattiti
Tematica
Lavoro, Metafore del nostro tempo
Genere
Commedia
Regia
Paolo Mitton
Durata
90'
Anno di uscita
2015
Nazionalità
Gran Bretagna, Italia
Titolo Originale
/////
Distribuzione
Cineama in collaborazione con Slow Cinema.
Musiche
Alan Brunetta, Ricky Mantoan
Montaggio
Enrico Giovannone, Matteo Paolini

Orig.: Italia/GranBretagna (2013) - Sogg. e scenegg.: Paolo Mitton, Francesco Scarrone - Fotogr.(Panoramica/a colori): David Rom - Mus.: Alan Brunetta, Ricky Mantoan - Montagg.: Enrico Giovannone, Matteo Paolini - Dur.: 90' - Produz.: Paolo Mitton, Paolo Giangrasso, Filippo Margiaria per Aida Production, Seven Still Pictures.

Interpreti e ruoli

Daniele Savoca (Scanio Libertetti), Hannah Croft (Helena), Paolo Giangrasso (Fabrizio), Fabio Marchisio (Gianni), Irene Ivaldi (Zoe), Francesca Porrini (Carmen), Alessandro Federico (Pitu), Beppe Rozzo (zio), Elena Griseri (insegnante all'autoscuola), Anna Bonasso (padrona di casa), Barbara Mazzi . (studentessa universitaria)

Soggetto

In una zona della provincia piemontese, Scanio Libertetti, ingegnere, vive riparando macchine da caffè. Arrivato ad un'autoscuola, dove frequenterà un corso per recuperare i punti persi sulla patente, alla richiesta di spiegazione su come li abbia persi, comincia a raccontare le proprie vicende dell'ultimo anno. Al centro, l'incontro con Helena, una sociologa inglese che gli mostra simpatia, al punto da accoglierlo in casa quando lui prima viene licenziato e poi sfrattato. Anche con lei Scanio non perde il proprio atteggiamento trattenuto e reticente, occasione per apprezzamenti e insieme per forti litigate.

Valutazione Pastorale

Si tratta di un esordio certamente anomalo, insolito, provocatorio. Scanio è il prototipo del giovane che vive il forte disamore tipico della post modernità. Scanio è regolarmente disadattato, fuori centro, non in linea con le attese: dello zio, dei familiari, della comunità intorno, di una ragazza che crede il lui. Scanio è l'uomo senza qualità, almeno apparenti, è la persona che avverte l'impossibilità di essere normali ma resta impassibile, resta ai margini di scelte e decisioni. Un po' disordinato nella sceneggiatura e nel montaggio, il film rimedia con una caparbia, fresca voglia di esserci, di non scomparire, di non arrendersi alla solitudine e alla diversità. Milton compisce per una regia 'povera' e pulita, in perfetta linea con le speranze e le utopie di chi sottrae qualcosa ma cerca ugualmente una originale modalità per muoversi nel mondo. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e, meglio, in occasioni mirate, per avviare riflessioni su nuovi e inediti approcci esistenziali delle giovani generazioni.

Le altre valutazioni

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