THE ROAD TO GUANTANAMO

Valutazione
Discutibile, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Carcere, Guerra, Politica-Società, Storia
Genere
Drammatico
Regia
Michael Winterbottom
Durata
95'
Anno di uscita
2006
Nazionalità
Gran Bretagna
Distribuzione
Fandango
Musiche
Molly Nyman, Harry Escott
Montaggio
Michael Winterbottom, Mat Whitecross

Orig.: Gran Bretagna (2006) - Sogg. e scenegg.: Michael Winterbottom - Fotogr.(Panoramica/a colori): Marcel Zyskind - Mus.: Molly Nyman, Harry Escott - Montagg.: Michael Winterbottom, Mat Whitecross - Dur.: 95' - Produz.: Michael Winterbottom, Andrew Eaton, Melissa Parmenter.

Interpreti e ruoli

Arfan Usman (Asif), Farhad Harun (Ruhel), Riz Ahmed (Shafiq Rasul), Waqar Siddiqui (Monir), Shahid Iqbal (Zahid), William Meredith (guardia), Adam James . (agente segreto)

Soggetto

Anno 2001. Arrivato nel Punjab per sposare la ragazza scelta per lui dalla madre, il giovane pakistano Asif è insieme a tre suoi amici, Ruhel, Shafiq, Monir. Tutti e quattro decidono di affrontare un'avventura, e partono per Kandhar in aiuto ai civili dell'Afghanistan. Sorpreso dal primo bombardamento delle forze statunitensi contro i Talebani, il quartetto cerca di rientrare in Pakistan, ma la zona é ormai pericolosa. Arrestati, vengono imprigionati e infine portati nel campo per terroristi di Guantanamo, a Cuba. Disagi e privazioni vanno avanti per due anni, finchè Shafiq, Asif e Ruhei vengono rilasciati senza alcuna imputazione a loro carico. Di Monir invece non si hanno più notizie. Nel luglio del 2005 Asif corona il matrimonio cominciato e interrotto quattro anni prima.

Valutazione Pastorale

Si tratta di un film di denuncia sugli aspetti inevitabilmente violenti e fortemente ipocriti che si nascondono dietro ogni azione militare e bellica. Non si racconta mai tutto, né é facile ricostruire certi atteggiamenti fatti di eccesso di autoritarismo e di privazione dei diritti umani. Che tutto questo sia, come quasi sempre, rivolto contro le guerre americane é un dato certo e ineliminabile. E' altrettanto vero che gli USA sono sempre in guerra con qualcuno, che da sempre nascondono qualche verità e che, sul versante opposto, hanno anche dimostrato di saper recitare il 'mea culpa'. I comportamenti messi in atto a Guantanamo sono comunque da condannare perché a prevalere deve sempre essere il rispetto per la persona. Tuttavia nel percorso di questo prodotto a metà tra fiction e documento, trovano spazio anche toni un po' enfatici, qualche retorica, un certo compiacimento nel mettere alla berlina gli sporchi yankee. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come discutibile, senz'altro problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

più che in programmazione ordinaria, il film si presta ad un utilizzo mirato, per riflettere sui fatti raccontati e sul ruolo, oggi, di un cinema di denuncia a livello internazionale. Qualche attenzione é da tenere per i più piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.

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