THE WOLFMAN

Valutazione
Consigliabile, Problematico
Tematica
Famiglia - genitori figli, Male, Metafore del nostro tempo
Genere
Horror
Regia
Joe Johnston
Durata
101'
Anno di uscita
2010
Nazionalità
Stati Uniti
Distribuzione
Universal Pictures International Italia
Soggetto e Sceneggiatura
David Self, Andrew Kevin Walker basato sul copione di Curt Siodmak per "The Wolf Man"
Musiche
Danny Elfman
Montaggio
Dennis Virkler, Walter Murch

Orig.: Stati Uniti (2009) - Sogg.: basato sul copione di Curt Siodmak per "The Wolf Man" (1941) - Scenegg.: David Self, Andrew Kevin Walker - Fotogr.(Panoramica/a colori): Shelly Johnson - Mus.: Danny Elfman - Montagg.: Dennis Virkler, Walter Murch - Dur.: 101' - Produz.: Benicio Del Toro, Scott Stuber, Rick Yorn, Sean Daniel.

Interpreti e ruoli

Benicio Del Toro (Lawrence Talbot/Wolfman), Anthony Hopkins (Sir John Talbot), Emily Blunt (Gwen Conliffe), Hogu Weaving (detective Aberline), Geraldine Chaplin (Maleva), Art Malik (Singh), Gemma Whelan (cameriera di Gwen), Roger Frost (reverendo Fisk), Olga Fedori (figlia di Maleva), Cristina Contes . (Solana Talbot)

Soggetto

Inghilterra, 1891. Informato della scomparsa del fratello Ben, Lawrence Talbot, famoso attore, torna nella proprietà di famiglia a Blackmoor per aiutare nella ricerca l'anziano padre, Sir John Talbot. Anche Gwen, fidanzata di Ben, é nella villa, e di lei Lawrence ben presto si innamora. Più tardi il corpo di Ben viene ritrovato orribilmente sfigurato. Nel piccolo paese intorno si parla di minacce rappresentate da misteriose figure vaganti nei boschi. Mentre un detective di Scotland Yard arriva per indagare, Lawrence interroga alcuni zingari accampati nella zona. Così a poco a poco emerge la presenza di un'antica maledizione che colpisce alcune persone nelle notti di luna piena. La verità non tarda a rivelarsi: Lawrence si tramuta in uomo lupo, un destino che lo colpisce come figlio di Sir John, a sua volta preda dell'incantesimo. Lo scontro tra i due diventa inevitabile e crudele.

Valutazione Pastorale

Si può prendere l'occasione per rivedere il primo "Uomo Lupo" che ha lasciato traccia nel cinema: quello scritto da Curt Siodmak nel film del 1941. Oppure, e forse é meglio, lo si può guardare con l'occhio di oggi, con la forza e il coraggio di capire se l'uomo e la bestia siano ancora presenti presenti in ciascuno di noi, e in quali rapporti. L'uomo lupo é per sempre figura simbolo di paure e angosce vere o presunte, di minacce che ci sono o che ci creiamo, di suggestioni che non vediamo ma immaginiamo. Certo la cornice dell'Inghilterra fine Ottocento continua ad essere la più adatta, con il suo paesaggio notturno e corrusco, con le austere ville e un'idea di isolamento quasi claustrofobica. E siamo, in quegli anni a cavallo tra due secoli, in vista dei quella psicanalisi, che cercherà di fare luce sui fantasmi interiori e di indagare anche sul centrale rapporto padre/figlio. Girato con molta cura, ben recitato e incalzante, il racconto si pone inevitabilente come horror, peraltro concentrato quasi tutto nella parte finale. Un film horror senza artifici né compiacimenti che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come consigliabile e nell'insieme problematico.

Utilizzazione

Il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, con doverosa attenzione per un pubblico meno predisposto al 'genere'. Stessa cura é da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.

Le altre valutazioni

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