UN CASTELLO IN ITALIA

Valutazione
Consigliabile, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Donna, Famiglia - fratelli sorelle, Famiglia - genitori figli, Malattia, Tematiche religiose
Genere
Drammatico
Regia
Valeria Bruni Tedeschi
Durata
104'
Anno di uscita
2013
Nazionalità
Francia
Titolo Originale
Un chateau en Italie
Distribuzione
Teodora Film
Musiche
brani di autori vari
Montaggio
Laure Gardette, Francesca Calvelli

Orig.: Francia (2013) - Sogg. e scenegg.(e dialoghi): Valeria Bruni Tedeschi, Agnès De Sacy, Noémie Lvovsky - Fotogr.(Panoramica/a colori): Jeanne Lapoirie - Mus.: brani di autori vari - Montagg.: Laure Gardette, Francesca Calvelli - Dur.: 104' - Produz.: Said Ben Said.

Interpreti e ruoli

Valeria Bruni Tedeschi (Louise), Louis Garrel (Nathan), Filippo Timi . (Ludovic), Marisa Borini (la madre), Xavier Beauvois . (Serge), Celine Sallette (Jeanne), Andre Wilms (padre di Nathan), Marie Riviere (madre di Nathan), Gérard Falce (Gèrard), Pippo Del Bono (il prete), Silvio Orlando (il sindaco)

Soggetto

A Parigi Louise, donna quarantenne, inizia una storia d'amore con il giovane Nathan proprio nel momento in cui la famiglia di lei vive un momento di forte declino: da una parte, il fratello Ludovic è gravemente malato di AIDS e tuttavia vuole arrivare al matrimonio con la fidanzata Jeanne: dall'altra la madre dei due ragazzi capisce che i debiti incombono e costringono la famiglia ad una scelta difficile, la vendita del castello di famiglia in Piemonte. In più Louie sente forte il desiderio di avere un figlio e coinvolge Nathan in un'operazione di fecondazione artificiale. Louise annuncia al fratello di essere incinta nel momento in cui lui è ormai in fin di vita. La coesistenza dei due momenti estremi (vita/morte) diventa il motore principale per mandare avanti l'intrecciarsi dei destini della famiglia.

Valutazione Pastorale

"Volevo -dice Bruni Tedeschi- raccontare la storia di una famiglia, di un fratello malato, un parco, dei ricordi e la vendita di quel castello che riecheggia la fine di un mondo.(...)racconto al tempo stesso una storia familiare e una storia d'amore(...)". Il dato biografico resta molto importante per tutta la durata, al punto che nel ruolo della madre dei tre figli c'è Marisa Borini, madre della Tedeschi nel film e nella vita e che un fratello è morto davvero di AIDS. Bosgna dunque fare i conti con quella zona di confine dentro la quale verità e finzione si incontrano, si confondono, esigono giusti spazi nel raccontare sentimenti, affetti, sensazioni visti dalle due parti. L'humus che fa da collante alle azioni è la presenza da un lato di una doppia identità, italiana e francese (cultura e modi di essere), dall'altro di una sorta di snobismo identitario, quel sentirsi elite al di sopra delle difficoltà quotidiane. Nell'interpretare se stessa con una sensibilità rauca e profonda, Tedeschi affida il quadro d'insieme ad una regia aspra e ruvida, che cerca spazi e angoli esistenziali non prevedibili, si muove nel castello come in una quinta teatrale (e Timi vi si trova al meglio), mescola dramma e grottesco nell' affontare temi forti come la maternità, la famiglia, la religione. Sotto lostrato di una cronaca amara, la regista/attrice prova a affidare alle immagini le contraddizioni di una materia narrativa variegata e carica di sottotesti. Capace di alternare blande stanchezze esistenziali con graffianti immagini di dolore, il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni come avvio ad un riflessione sui molti argomenti trattati. Attenzione è da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi e di uso di dvd e di altri supporti tecnici.

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