UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA ***

Valutazione
Complesso, Discutibile, dibattiti
Tematica
Psicologia
Genere
Drammatico
Regia
Joel Schumacher
Durata
113'
Anno di uscita
1993
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
FALLING DOWN
Distribuzione
Warner Bros Italia
Musiche
James Newton Howard
Montaggio
Paul Hirsch

Sogg. e scenegg.: Ebbe Roe Smith - Fotogr. (Scope/a colori): Andrzey Bartkowiak - Mus.: James Newton Howard - Montagg.: Paul Hirsch - Dur.: 113' - Produz.: Arnold Kopelson, Herschel Weingrod, Timothy Harris.

Interpreti e ruoli

Michael Douglas (D-Fens), Robert Duvall (Martin Prendergast), Barbara Hershey (Beth), Rachel Ticotin (Sandra), Frederic Forrest (padrone dell'Emporio), Tuesday Weld (signora Prendergast), Lois Smith (madre di D-Fens), Joey Hope Singer, Ebbe Roe Smith, Michael Paul Chan, Raymond J.Barry, D.W. Moffett, Steve Park.

Soggetto

A Los Angeles, immerso nel micidiale caldo estivo, il quarantenne William Foster, imbottigliato in un colossale ingorgo è colto da un improvviso raptus, abbandona l'automobile per telefonare all'ex moglie, Beth: vuole rivedere la figlia Adele, che compie gli anni, incurante di una sentenza che non gli permette più di avvicinarle. Nello stesso luogo, il detective Martin Prendergast, all'ultimo giorno di servizio, afflitto da una moglie nevrotica ed ansiosa, che lo ha costretto al prepensionamento, ma alla quale è affezionato, aiuta persino un agente a spostare l'automobile con la curiosa targa D-fens, abbandonata dall'uomo in camicia e cravatta scura che intanto, visto che il padrone di un drug-store, un coreano, non vuole cambiargli i soldi se non compra nulla, gli smantella il locale a mazzate da baseballe e gli paga, con lo sconto, una Coca-Cola. Più tardi, sedutosi a riposare, Foster viene insultato da due teppisti cui ha "invaso" il quartiere e che lo minacciano col coltello, e li picchia con la mazza. Mentre sta telefonando di nuovo a Beth, che allarmata chiede la protezione della polizia, la gang al completo sopraggiunge, e gli spara da una macchina in corsa, mancandolo, ma uccidendo degli innocenti. Nella fuga l'auto degli aggressori si rovescia, e Foster ferisce l'unico sopravvissuto, impadronendosi della borsa, piena di armi, dei teppisti. Mentre Prendergast comincia a sospettare un collegamento tra i tre episodi, Foster entra in un fast-food dove si rifiutano di servirgli la colazione perché sono passate da un minuto le 11.30. L'apparizione e l'uso, anche se non cruento, di un mitra, oltre a terrorizzare la clientela, convince il gestore ad accontentarlo. Dopo la notizia dell'episodio e la descrizione del folle in camicia e cravatta, Prendergast decide di mettersi, con la collega Sandra, alla sua ricerca. Dopo aver comprato un regalino per la figlia (una palla di vetro con neve), avendo un buco nella scarpa, entra in un negozio di articoli militari per comprare degli stivali. Il padrone, razzista e filo-nazista, dopo aver cacciato a male parole due gay, si mostra cordiale con William, avendone sentito le gesta alla radio, ma viene preso a male parole. Infuriato, il tizio gli rompe il regalo per la figlia, mentre gli prospetta sadicamente il suo futuro in galera, e finisce accoltellato. Foster abbandona camicia e cravatta per una tuta da combattimento, ed incrementa con un lanciarazzi il suo equipaggiamento. Tornato sul luogo dell'ingorgo, allo scoprire che i lavori sono inutili (un compromesso politico-sindacale), lascia partire, con la complicità di un bambino esperto in armi, un colpo col bazooka che fa saltare una ruspa. Prendergast frattanto ricollegando i fatti si reca dalla madre di lui, che rivela una certa instabilità mentale, e una scarsa conoscenza dei movimenti del figlio. Il detective poi scopre comunque la ditta dalla quale Will è stato licenziato, e riesce a risalire all'indirizzo della ex moglie, che, sempre più atterrita dalle telefonate di Will, che però non riesce per ora a raggiungerla, non riesce a far capire ai poliziotti di quartiere l'entità del pericolo che corre. Frattanto Foster entra in un campo di golf esclusivo, incurante delle proteste di due ricchi soci, ai quali distrugge l'auto elettrica a mitragliate, facendola terminare nel laghetto: uno dei due è colto da un attacco cardiaco e l'uomo muore. Sempre braccato dalla polizia, William si rifugia in una lussuosa villa, dove ha un momento di commozione, davanti alla famiglia atterrita del custode: alla vista della bambina di lui si commuove, e parla della figlioletta, del suo compleanno e del desiderio di rivederla. Mentre la polizia abbandona la casa di Beth William telefona: è ormai a due passi. Terrorizzata, la donna prende la piccola e scappa al vicino molo, mentre l'ex marito entra in casa e si mette a guardare un videotape di quando la famiglia era ancora unita. In quel mentre sopraggiungono Prendergast e Sandra, che tuttavia vien

Valutazione Pastorale

Le dichiarazioni del regista non hanno mancato di sottolineare il lato ironico del film, quasi a voler attenuare, evidenziando l'aspetto perfino grottesco di talune sequenze, un tragico atto d'accusa lanciato dalla pellicola sul piano urbano statunitense in particolare, e sul disagio sempre crescente di quella oscura classe media che dal suo paese si sente tradita, dopo anni di duro lavoro. Qui abbiamo una sorta di "ruggito del topo", un travet esasperato che si trasforma in giustiziere della categoria, ed anche in una sorta di involontario pubblico accusatore di una violenza, ora arrogante, ora subdola, che si annida in tutte le pieghe del tessuto sociale, e che scatena quella del protagonista. Il film mette anche, come accennato, in parallelo due storie che, pur nella sostanziale diversità, rivelano più di un'analogia: sia Foster che Prendergast hanno nella famiglia, o in ciò che ne resta, l'obiettivo immediato della loro vita: la famiglia di Will è un bene perduto, un mondo irripetibile di affetti che lui stesso, con la sua latente malattia mentale, si è alienato, e che gli appare sempre più come un'ultima spiaggia; anche Prendergast vive attaccato al ricordo della figlioletta perduta, sopportando con infinita pazienza l'ossessiva, petulante consorte dalla quale si è lasciato fin troppo dominare, fino a ridursi, da quel brillante poliziotto che era, ad un uomo represso e cortese che finisce per rassegnarsi al prepensionamento. Foster, una volta esplosa la crisi, precipita di gradino in gradino, verso il maëlstrom finale che lo inghiottirà. Prendergast invece, galvanizzato dal rischio e dalla soddisfazione del lavoro sul campo, rinuncerà alla pensione, per tornare a fare il poliziotto sul serio. Se la sostanza del film è positiva, con la denuncia del degrado ambientale e psicologico tipico delle grandi città odierne, e l'accuratezza nel ritrarre i delicati meccanismi psicologici che provocano il comportamento della storia, d'altro canto, il finale, con il rifiuto di espiare o di redimersi da parte di Foster, anche se comprensibile in uno squilibrato, è perlomento discutibile. Inoltre, pur apprezzando lo stile cinematografico asciutto ed incalzante, con una voluta assenza di compiacimenti spettacolari, aleggia sempre il dubbio che in talune situazioni il pubblico si trovi istintivamente a simpatizzare per il personaggio magistralmente reso da Michael Douglas, qui forse ai vertici delle sue capacità interpretative, e affiancato da partner eccellenti come Duvall e la Hershey. Anche perché, viste le condizioni di vita delle moderne metropoli, molte più persone di quanto si creda, apparentemente "irreprensibili", vivono separate, da uno spessore più o meno sottile, da quel buio interiore in cui misteriosamente s'accende (e le cronache ne danno purtroppo testimonianze allarmanti), l'improvviso, cupo bagliore di un' "ordinaria follia".

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