UN UOMO DI RAZZA

Valutazione
Accettabile, Superficialità
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Bruno Rasia
Durata
130'
Anno di uscita
1993
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
UN UOMO DI RAZZA
Distribuzione
Istituto Luce, Italnoleggio Cinematografico
Soggetto e Sceneggiatura
Massimo Felisatti, Marco Guglielmi, Bruno Rasia Bruno Rasia
Musiche
Giusto Pio
Montaggio
Paolo Boccio

Sogg.: Bruno Rasia - Scenegg.: Massimo Felisatti, Marco Guglielmi, Bruno Rasia - Fotogr.: (panoramica/a colori) Angelo Filippini - Mus.: Giusto Pio - Montagg.: Paolo Boccio - Dur.: 130' - Produz.: Saimon Cinematografica, Istituto Luce, Rai Uno

Interpreti e ruoli

Philippe Leroy (Giulio Romani), Franco Fabrizi (Radames), Marco Guglielmi (Tommasi), Angela Lavornia (Maryam), Enrica Maria Scrivano (Claire), Raffaella Offidani (Abeba), Mino Bellei, Elio Pandolfi, Bruno Corazzari, Susanna Forgione, Pina Cei, Elsa Vazzoler, Maria Grazia Bon, Renato De Carmine

Soggetto

costretto a rimpatriare in Italia dall'Etiopia per gli eventi politico-militari, l'ingegnere Giulio Romani, che amava il suo lavoro e il Continente Nero, si trova presto spaesato. Gli amici di un tempo, ora arricchiti, con mogli o compagne vistose, e gli svaghi dell'epoca non lo interessano più. Uno di essi, Radamès, gli ricorda, però, che laggiù egli si era innamorato di Amina, una donna di colore e che lei aveva avuto una gravidanza. Giulio non ha più saputo nulla di lei ed ora si risveglia in lui l'interesse che lo spinge a partire per la Somalia. Sul posto, l'amico dottor Tommasi, che dirige un ambulatorio, gli consiglia di cercare quella donna nei campi dei profughi delle tribù dell'Ogaden. Maryam, una dottoressa musulmana assistente di Tommasi e figlia di un capo tribù in buoni rapporti con il Governo, aiuta Romani nelle pratiche e ricerche necessarie, che egli effettua con lei e con Claire, una giornalista. Scopre che Amina è morta; poi un vecchio, degente in ospedale -che consoce a memoria le dinastie e i superstiti di quella gente dell'Ogadenracconta di Amina e di sua figlia Abeba, una bella ragazza diciottenne. Giulio è contento perchè gli sembra di avere un nuovo scopo nella sua vita: incontra la ragazza, la colma di attenzioni e si prepara a portarla via. Ma Abeba è restia: lei è nata in Africa, vuole stare nell'Ogaden, la sua Patria è in Etiopia, non lontana dalle ceneri materne. Quel padre bianco e inatteso, anche se gentile, non le occorre. A Giulio, tornare nella bella villa sul Garda gli pare assurdo e poi non è ancora vecchio e quella terra che ha amato ha bisogno dell'aiuto di tutti. Così resta, per assistere chi può avere necessità anche del suo fattivo e generoso contributo.

Valutazione Pastorale

la storia ondeggia fra la nostalgia, qualche rimorso, l'avventura ed una ricerca parzialmente coronata dal successo. Amina è morta da tempo nella tristezza dell'esilio in un campo-profughi, ma ecco che sull'orizzonte è comparsa Abeba: è una mezzo-sangue, musulmana, le sue radici sono salde in Etiopia, la patria del padre non l'attrae e non è escluso che segua l'esempio di Maryan, colta e preparata dottoressa, anche se tradizioni inveterate e pregiudizi confineranno lei pure nel ruolo di donna tutta casa e famiglia. Dunque, una scelta orgogliosa e consapevole. Al bivio delle scelte, il tecnico italiano antepone quella gente a cui manca tutto, alla propria famiglia (hanno la loro vita), per un qualsiasi impegno professionale da riattivare cominciando da zero, nel segno della speranza in un avvenire migliore. Per Romani quei bambini somali che lo guardano pazienti e sorridenti sono tutti come figli suoi. Il film, che si snoda con una certa correntezza e con toni adeguati, è dignitoso, anche se in clima un pò letterario e con una sceneggiatura non troppo solida e senza un'autentica presa sul piano emotivo.

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