Una storia senza nome

Valutazione
Complesso, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Arte, Cinema nel cinema, Mafia, Politica
Genere
Giallo, Thriller
Regia
Roberto Andò
Durata
110'
Anno di uscita
2018
Nazionalità
Italia/Francia
Distribuzione
01 Distribution
Soggetto e Sceneggiatura
Roberto Andò, Angelo Pasquini con la collaborazione di Giacomo Bendotti
Musiche
Marco Betta
Montaggio
Esmeralda Calabria

Prod.: Angelo Barbagallo per BIBI Film, Rai Cinema. Fotografia: Maurizio Calvesi.

Interpreti e ruoli

Micaela Ramazzotti (Valeria Tramonti), Alessandro Gassmann (Alessandro Pes), Renato Carpentieri (Alberto Rak), Laura Morante (Amalia Roberti), Antonio Catania (Vitelli), Jerzy Skolimowski (Jerzy Kunze), Gaetano Bruno (Diego Spadafora), Marco Foschi (Riccardo), Martina Pensa (Irene), Renato Scarpa (Onofri), Silvia Calderoni (Agate), Emanuele Salce (Presidente del Consiglio), Paolo Graziosi (Ministro dell'Economia Nemi), Filippo Luna (Seminerio), Michele Di Mauro (Augusto Trezzi), Giovanni Martorana (Mario)

Soggetto

Valeria, segretaria di un produttore cinematografico vive sullo stesso pianerottolo della madre Amalia e scrive in incognito per uno sceneggiatore di successo, Alessandro Pes. Vediamo Pes arrivare nell'ufficio del produttore; dovrebbe consegnare la stesura finale di un copione ma in realtà prende tempo e ne approfitta per chiedere un congruo anticipo sul compenso. Valeria riceve intanto la visita di un misterioso uomo che le consegna la trama di un film....

Valutazione Pastorale

Questi descritti sono due momenti che si muovono scollegati tra loro e gettano le premesse per un bel clima di mistero e suspense. Chi è quello sconosciuto che si è presentato a casa di Valeria, e perché le ha regalato proprio quella trama? E perché Pes dice che il suo manoscritto non è pronto, e vive in pratica di rendita su lontani successi del passato? Si tratta di interrogativi che si fanno via via più incalzanti a mano a mano che la trama si dipana e poggia su tasselli non semplici da definire. Ci sono le migliori premesse alla base di questa "Storia senza nome", il film visto alla recente Mostra di Venezia e dal 20 settembre nelle sale italiane. Classe 1959, Roberto Andò, nato a Palermo, è regista che occupa nel panorama italiano un posto di sicura originalità. Si possono ricordare il suo primo film, "Il manoscritto del Principe", (1999) sorta di inquieto puzzle esistenziale ispirato a ‘Il Gattopardo’ di Tomasi di Lampedusa, e l’ultimo, "Le confessioni" (2016), forte apologo di taglio morale. Citare questi due titoli vuol dire evidenziare alcuni piccoli indizi che tornano nel suo film di oggi. Ne esce una serie di depistamenti che percorre costantemente il copione, a cominciare dal titolo. “Un storia senza nome – dice Andò – è un film sul cinema, un atto di fede, ironico e paradossale, sulle sue capacità di investigare la realtà e di trascenderla (…) Mi faceva piacere, in un momento in cui il cinema appare più fragile e marginale, raccontare una storia al cui centro ci fosse un film e il suo misterioso, imprescindibile legame con la realtà”. Il ‘giallo’ poi si innerva con la cronaca, con la Storia, forse anche con la politica nella loro versione pseudo-realistica, partendo dal vero furto della Natività del Caravaggio, avvenuto a Palermo nel 1969, episodio sul quale sono poi state formulate molto e talvolta evanescenti ipotesi. Si capisce a questo punto che tanti sono i temi destinati ad incrociarsi, come puzzle di un enigma aggrovigliato e contorto. Questo reiterato incontro di toni umorali differenti e quasi opposti permette al film di muoversi agevolmente creando la giusta suspense. Alla resa complessiva porta un essenziale contributo un gruppo di attori, tutti motivati, da Micaela Ramazzoti e Alessandro Gassmann, da Renato Carpentieri a Laura Morante. Da punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni come film di genere ‘giallo’ ben confezionato e diretto con correttezza e misura. C’è la possibilità di avviare una riflessione sul rapporto sempre intrigante su cinema e genere ‘giallo’ nelle sue varie declinazioni.

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