VELENO

Valutazione
Discutibile, Ambiguità
Tematica
Genere
Commedia
Regia
Bruno Bigoni
Durata
90’
Anno di uscita
1994
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
VELENO
Distribuzione
Mikado Film
Soggetto e Sceneggiatura
Bruno Bigoni, Fabio Carlini Bruno Bigoni
Musiche
Davide Masarati
Montaggio
Claudio Cormio

Sogg.: Bruno Bigoni - Scenegg.: Bruno Bigoni, Fabio Carlini - Fotogr.: (panoramica/a colori) Luca Bigazzi - Mus.: Davide Masarati - Montagg.: Claudio Cormio - Dur.: 90’ - Produz.: Minnie Ferrara

Interpreti e ruoli

Marina Confalone (Cristina), Carlo Colnaghi (Tonio Strano), Elio De Capitano (Bruno Strano), Ida Marinelli (Maria), Valeria D’Onofrio (Anna), Matteo Bigoni (Carlo), Fabio Modesti (Vittorio)

Soggetto

morendo, l’anziano padre di Tonio e Bruno Strano crea molti dissapori in famiglia. Ricoverata la loro madre in un ospizio, i due figli si adirano per la spartizione della “roba”. Strano era proprietario in campagna di un antico edificio, con annesso laboratorio di restauro mobili. Gli eredi, che da sempre si detestano, anche tallonati dalle rispettive consorti, si dividono in maniera maniacale stanze, masserizie e clienti. Il più anziano è Tonio, tipo aspro di per sè ed attaccabrighe, con la moglie Maria, lamentosa e pugnace al suo fianco; il più giovane è Bruno, che ricambia all’altro un odio viscerale, stimolato da Cristina, donna avida e nervosa. Caso strano i tre cugini, Vittorio, Carlo ed Anna, vanno invece d’accordo. Dopo un susseguirsi di ripicche, rancori, scherzi velenosi e cattiverie varie e morta per un malore la moglie di Tonio, al termine della ennesima lite Bruno scompare da casa: tutto ciò che ne resta sono un motociclo e il su!o cappellaccio sporco di sangue. Accusato di averlo ucciso, Tonio finisce in prigione; Vittorio e Carlo lasciano la grande casa, mentre Cristina ora sola e efficiente si trasforma in una valida donna d’affari. Eppure c’è gente che afferma di aver visto in giro Bruno vivo e vegeto. In realtà Bruno ha portato a termine la sua macchinazione: in odio al fratello l’ha voluto in carcere e vive di espedienti. Il giorno in cui il presunto morto viene coinvolto in una rissa di giovinastri, l’intrigo viene a galla: la polizia scopre la sua identità e Tonio esce di galera. Con due lauti assegni, una emittente televisiva si assicura in diretta la stretta di mano e l’affettuoso abbraccio fra i due fratelli, contornati da madre e congiunti, tutti uniti e sorridenti davanti alla telecamera. L’immagine è fittizia, un vero falso per l’opinione pubblica: Tonio e Bruno continueranno a odiarsi fraternamente.

Valutazione Pastorale

prova piuttosto modesta questo film di Bruno Bigoni sul binomio Caino-Abele e su di un odio, che più assurdo e rabbioso non potrebbe essere. Il film è grezzo, spesso esitante, con passaggi a volte bruschi, a volte incerti, malgrado le sue pretese. Il finale sfocia in una specie di metafora con venature grottesche (e altre si avvertono qua e là), per quella pace fasulla, inventata dalla perfida televisione per commuovere gli utenti e decretare il lieto fine. L’unico aspetto positivo della stramba vicenda è offerto dai giovani cugini, estranei a intenzioni delittuose e tristi, nonchè a folli complicità. Interpretazione corriva, fatta eccezione per Marina Confalone, la cui vocazione alla comicità riesce a filtrare anche nei momenti seri.

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