VERSO L’EDEN

Valutazione
Consigliabile, Problematico, dibattiti
Tematica
Povertà-Emarginazione, Rapporto tra culture, Razzismo
Genere
Drammatico
Regia
Costa-Gavras
Durata
110'
Anno di uscita
2009
Nazionalità
Francia, Grecia, Italia
Titolo Originale
Eden is west
Distribuzione
Medusa Film
Musiche
Armand Amar
Montaggio
Yannick Kergoat

Orig.: Francia/Italia/Grecia (2009) - Sogg. e scenegg.: Costa Gavras, Jean Claude Grumberg - Fotogr.(Scope/a colori): Patrick Blossier - Mus.: Armand Amar - Montagg.: Yannick Kergoat - Dur.: 110' - Produz.: Michele Gavras, Jerome Seydoux, Manos Krezias.

Interpreti e ruoli

Riccardo Scamarcio (Elias), Eric Caravaca (Jack), Juliane Koehler (Christina), Ulrich Tukur (Nick Nickelby), Anny Duperey (signora che regala la giacca a Elias)

Soggetto

Il giovane Elias, in fuga da un Paese imprecisato su un barcone di fortuna, arriva in un villaggio vacanze sulle coste della Grecia. Qui entra in contatto con un prestigiatore francese, che lo fa partecipare a qualche spettacolo e poi gli dice di raggiungerlo a Parigi. La capitale diventa così il traguardo di Elias, appena fuggito dal villaggio. Con vari mezzi di fortuna, il ragazzo attraversa ex Jugoslavia, Italia, Svizzera, Francia. Arriva finalmente a Parigi, riesce a rintracciare il prestigiatore, che sembra riconoscerlo ma si limita a salutarlo per poi sparire. Anche Elias, deluso, si rimette in cammino dentro la grande metropoli.

Valutazione Pastorale

" 'Verso l'Eden' -dice Costa Gavras- prova a dar voce al percorso, al vagare, alla storia di coloro che ieri fummo noi stessi alla ricerca di un tetto. La storia di Elias non é quella di Ulisse, né quella di Jean Claude (lo sceneggiatore...), né la mia. Ma io mi riconosco in Elias, questo straniero che non mi è estraneo...". E' una bella dichiarazione, questa del veterano Costa Gavras (76 anni, nato in Grecia nel 1933), che ben si adatta allo stile spoglio e quasi indifeso scelto per il copione. Il cammino di Elias é descritto con toni quasi sempre leggeri e stranianti, mai decisamente drammatici. Eppure con tratti lievi, il regista mette in campo non solo il suo essere dalla parte del fuggitivo ma anche le forti contraddizioni di un'Europa divisa tra slanci di solidarietà e pericoli di chiusura mentale e culturale. Un film in più momenti quasi muto: a parlare sono i gesti, gli atteggiamenti, gli sguardi. Basta poco a volte per stare dalla parte dei più indifesi. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, e in successive occasioni per avviare riflessioni sui molti temi attuali che propone.

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