Orig.: Stati Uniti (2012) - Sogg.: tratto dal romanzo omonimo di Yann Martel - Scenegg.: David Magee - Fotogr.(Scope/a colori): Claudio Miranda - Mus.: Mychael Danna - Montagg.: Tim Squyres - Dur.: 127' - Produz.: Ang Lee, Gil Netter, David Womark.
Interpreti e ruoli
Surai Sharma (Pi Patel), Irrfan Khan (Pi adulto), Tabu (Gita Patel), Rafe Spall (lo scrittore), Gerard Depardieu (il cuoco sulla nave), Adil Hussain (Santosh Patel), Shravanthi Sainath (Anandi), Elie Alouf . (Mamaji)
Soggetto
Ricevendo a casa oggi un giornalista scrittore, Pi Patel rievoca la vicenda di cui è stato protagonista molti anni prima. Figlio del guardiano dello zoo di Pondicherry, in India, quando l'istituzione viene chiusa, il ragazzo Pi non può fare altro che seguire il padre e la famiglia, intenzionati a trasferirsi in Canada. L'unica possibilità per trasportare i numerosi animali è una grande nave da carico. Purtroppo, durante la traversata dell'oceano una tempesta provoca un tragico naufragio. Quando torna la calma, Pi si ritrova alla deriva nel pieno del Pacifico, su una scialuppa di salvataggio. Con lui c'è una tigre del Bengala chiamata Richard Parker. La lotta per la sopravvivenza è durissima, ma Pi è in grado di raccontare tutto...
Valutazione Pastorale
Regista avveduto, scaltro, furbo e, soprattutto, dotato di grande fantasia visiva: così Ang Lee, passando da un genere all'altro, arriva ad incontrare il romanzo di Yann Marteel, ne riceve da David Magee una sceneggiatura solida e incalzante, e la traduce in un piccolo/grande poema epico. Dove poema vuol dire che il realismo viene tranquillamente scavalcato per lasciare spazio al sogno, al dettato onirico, alla metafora ampia e dilatata. Certo non si sopravvive 227 giorni in mezzo all'oceano con accanto una tigre affamata e rabbiosa, non si sopportano facilmente caldo, freddo, pioggia e vento: il racconto ha un che di dolcemente romanzato ma intanto la descrizione di quell'inferno serve al copione per scrivere pagine di accorato lirismo filosofico, per entrare a piedi uniti nei temi 'alti' della religione, del fatalismo, della ragione e del destino: e qui l'orientale/americano Ang Lee corre senza freno sui temi della fede individuale e occasionale, mette insieme cristiani, musulmani e buddisti in un coacervo tanto coinvolgente quanto azzardato. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in seguito come prodotto spettacolare e non privo di suggestioni per un pubblico ampio. In occasioni mirate, può servire ad avviare riflessioni sui temi attuali che la vicenda propone.