WAJIB – INVITO AL MATRIMONIO

Valutazione
Consigliabile, Problematico, dibattiti
Tematica
Famiglia - genitori figli, Matrimonio - coppia, Rapporto tra culture, Tematiche religiose
Genere
Drammatico
Regia
Anne Marie Jacir
Durata
96'
Anno di uscita
2018
Nazionalità
Palestina, Francia, Clombia, Germania, Emirati Arabi, Qatar, Norvegia
Titolo Originale
Wajib
Distribuzione
Satine Film
Musiche
Koo Abuali
Montaggio
Jacques Comets

Orig.: Palestina, Francia, Colombia, Germania, Emirati Arabi, Qatar, Norvegia (2017) - Sogg. e scenegg.: Anne Marie Jacir - Fotogr.(Panoramica/a col.): Antoine Héberlé - Mus.: Koo Abuali - Montagg.: Jacques Comets - Dur.: 96' - Produz.: Ossama Bawardi per Ape&BJORN, Ciudad Lunar Producciones, JBA Production.

Interpreti e ruoli

Mohammad Bakri (Abu Shadi), Saleh Bakri (Shadi), Henry Andrawes (Rami), Falah Zoabi (Marwan), Sobhi Hosari (Salim), Naheda Azzam Shorrosh (zia Bird), Lama Tatour . (Maria)

Soggetto

Insegnante a Nazareth molto appezzato durante la professione, Abu Shadi, oggi 65enne in pensione, si prepara a accompagnare l'imminente matrimonio della figlia Amal. Per aiutarlo, è arriva dall'Italia, dove lavora come architetto, il figlio Shadi, che dovrà aiutarlo nella consegna a mano degli inviti al matrimonio, secondo la tradizione palestinese del "wajib", il dovere da parte dei familiari di recapitare personalmente i cartoncini ufficiali...

Valutazione Pastorale

Annemarie Jacir, dopo un periodo di formazione in America, è tornata nella natia Palestina, dove ha diretto questo film che entra senza cercare scorciatoie nella situazione difficile delicata del suo travagliato Paese. La vicenda, come accennato sopra, prende spunto dall'antica abitudine di consegnare alla singola persona gli inviti per l'occasione di un matrimonio. Questa scelta consente di sintetizzare tante riflessioni nello spazio di una giornata, e di farlo con rapidità senza rinunciare a nessuno dei problemi che rendono spinosi i rapporti tra arabi e palestinesi cristiani. Lungo le strade di Nazareth prende dunque il via una sorta di colloquio che diventa occasione per scambiarsi impressioni, ricordi, rimorsi, mancate promesse, che finiscono in forti e reciproche accuse di una fuga dalle responsabilità. Bisogna aggiungere che i due protagonisti, il professore e l'architetto, padre e figlio nella storia, sono tali anche nella vita: aggiungendo quindi un tocco di veritiero, sofferto realismo ai rapporti (tuttavia di finzione) tra i due e a quelli con la figlia (che si sposa), con la madre (che è andata a vivere da sola), con la persone che i due rivedono complice appunto l'imminente matrimonio. Il copione è ricco e svolge molti passaggi con intensità e precisione. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in tutte quelle occasioni in cui si voglia affrontare il nodo delicatissimo della situazione politico/religiosa tra Palestina e Israele.

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