ZATOICHI

Valutazione
Accettabile-riserve, crudezze
Tematica
Disabilità, Gangster, Politica-Società, Storia
Genere
Commedia
Regia
Takeshi Kitano
Durata
116'
Anno di uscita
2003
Nazionalità
Giappone
Titolo Originale
Zatoichi
Distribuzione
Mikado Film
Soggetto e Sceneggiatura
Takeshi Kitano Chieko Saito sulla base della leggenda di Zatoichi
Musiche
Keiichi Suzuki
Montaggio
Takeshi Kitano

Orig.: Giappone (2003) - Sogg.: Chieko Saito sulla base della leggenda di Zatoichi - Scenegg.: Takeshi Kitano - Fotogr.(Panoramica/a colori): Katsumi Yanagijima - Mus.: Keiichi Suzuki - Montagg.: Takeshi Kitano - Dur.: 116' - Produz.: Masayuki Mori & Tsunehisa Saito.

Interpreti e ruoli

Takeshi Kitano (Zatoichi), Tadanobu Asano (Hattori), Michiyo Ogusu ( la guardia del corpo), Yui Natsukawa (zia Oume), Guadalcanal Taka (moglie di Hattori), Daigoro Tachibana (Shinkichi), Yuko Daike (Osei), Ittoku Kishibe . ( geisha), (Okinu), ( geisha), (Ginzo)

Soggetto

Giappone, XIX secolo. Vagabondo cieco che vive giocando d'azzardo e facendo il massaggiatore, Zatoichi é anche un esperto maestro di spada, capace di sfoderare una lama con la velocità della luce e di infliggere colpi di precisione letale. Durante i suoi peregrinaggi, Zatoichi arriva in una cittadina di montagna e scopre che l'intera popolazione é in balia della crudele banda dei Ginzo, aiutati dal potente samurai-ronin Hattori. Affiancato dal fidato amico Shinkichi, Zatoichi, in una bisca clandestina, incontra una coppia di geishe che devono vendicare la morte dei genitori e hanno un indizio: il misterioso nome Kuchinawa. Entrato in contatto con le geishe, Zatoichi prova a mettere ordine nella situazione. Deve fare fronte anche ad alcuni sicari, prima di sfidare a duello l'invincibile Hattori, e, sconfiggendolo, ottenere l'allontanamento dei Ginzo.

Valutazione Pastorale

Leone d'oro nel 1997 per "Hana-Bi Fiori di fuoco", Kitano ha presentato questo film in concorso a Venezia 2003, restando con merito fino all'ultimo tra i possibili vincitori. Per la prima volta l'autore-attore-regista giapponese dirige un soggetto non suo; per la prima volta esce dalla contemporaneità e entra in una cornice lontana nel tempo. Ma anche calato nel Giappone ottocentesco, Kitano resta sempre se stesso: in grado cioè di modellare il copione secondo le inconfondibili, affascinanti caratteristiche del suo stile plastico-visionario. Uomo di spettacolo senza mezze misure, Kitano corre attraverso i 'generi' e li miscela in poema che è storia e letteratura, che è finzione e realtà, che è poesia e prosa. Accanto al quadro drammatico di una società cruda e spietata (il Giappone di ieri, ma anche di oggi) si collocano squarci di lirica apertura ai sentimenti, passaggi di un umorismo caustico e pungente: questi soprattutto capaci di smorzare gli effetti degli scontri all'arma bianca. Il sangue schizza a fiotti ma é palesemente 'finto', inesorabile presa in giro e denuncia di quella violenza (e della violenza di sempre) che non porta a nulla, e a nulla serve. E poi arriva il finale, affidato ad un balletto in puro stile musical. Come sempre, più di sempre, un Kitano introverso e grintoso, severo e divertito, sincero cronista del brutto, ammirato cantore del bello e della speranza nel futuro. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come positivo, accettabile, con riserve solo per segnalare sul piano visivo la presenza delle suddette crudezze. UTILIZZAZIONE: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, con doverosa attenzione per alcune sensibilità meno allenate. Da recuperare come film storico di ampio respiro, miscela di stili, bello spettacolo. Certamente attenzione é da tenere per i minori, anche in previsione di passaggi televisivi.

Le altre valutazioni

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