I film della settimana, restando a casa dall’11 al 17 maggio

lunedì 11 Maggio 2020
Un articolo di: Massimo Giraldi, Sergio Perugini

Sette titoli tra film e serie Tv a cura dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali – Commissione nazionale valutazione film CEI

Siamo entrati nella Fase 2 della quarantena. Molti sono tornati a lavoro, ma tanti ancora rimangono a casa, soprattutto famiglie con figli. Continuiamo allora il nostro ciclo di proposte per affrontare la settimana con film e serie Tv disponibili sulle principali piattaforme. Ecco sette titoli scelti dall’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali – Commissione nazionale valutazione film CEI.

“Braccialetti rossi” (RaiPlay)
Non ci sono solo le maratone “Sky-NowTv”. Con la quarantena anche la Rai ha messo in campo i titoli forti del suo catalogo per far (ri)scoprire al pubblico il meglio delle sue produzioni negli ultimi decenni. Tra i più amati troviamo “Braccialetti rossi”, serie in tre stagioni prodotta dalla Palomar di Carlo degli Esposti (il papà del Montalbano televisivo) e in onda su Rai Uno dal 2014 al 2016. “Braccialetti rossi” si è rivelato un vero e proprio fenomeno televisivo nonché culturale, attivando un inaspettato seguito tra famiglie, soprattutto tra giovani e giovanissimi. La storia prende le mosse dalla vicenda dello scrittore spagnolo Albert Espinosa che è divenuta poi una serie in Spagna dal titolo “Pulseras rojas”. Per la Rai l’adattamento è stato una vera scommessa: mettere in prima serata un racconto di formazione su ragazzi preadolescenti e adolescenti che si trovano però ricoverati con diverse patologie in ospedale. Un racconto che fonde la commedia con il dramma, mettendo in scena il tabù televisivo della malattia, della morte, proprio in relazione con il mondo dei giovani. “Braccialetti rossi”, diretta da Giacomo Campiotti e scritta dallo stesso regista con Sandro Petraglia e Fidel Signorile, è stata una serie “audace” e innovativa nel nostro Paese, capace di unire l’asciutto realismo della vita con la magia dei sogni giovanili, la spensieratezza dei primi amori e il cameratismo di amicizie indimenticabili. Un racconto potente, toccante e formativo, dai molti richiami educational, a cominciare dallo spirito di resilienza e solidarietà.

“Scialla!” (RaiPlay)
La scorsa settima ne abbiamo parlato approfondendo il film “Tutto quello che vuoi” (2017). È “Scialla!” (2011), opera d’esordio di Francesco Bruni, premiata alla 68a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia, nella sezione Controcampo italiano, nonché vincitrice di due David di Donatello e due Nastri d’argento. “Scialla!” racconta la storia di Luca (Filippo Scicchitano), adolescente brillante e socievole, ma profondamente “allergico” allo studio e alla scuola. Per una serie di vicissitudini, Luca è chiamato a trascorrere del tempo con il professore di ripetizioni Bruno (Fabrizio Bentivoglio), che in verità è suo padre. Una convivenza non facile, che alterna momenti di conflitto a esplosioni di spensieratezza. Il film di fatto mette in scena il ritessere quel legame padre-figlio da anni disperso, come pure il rapporto docente-allievo del tutto deragliato. Con uno sguardo frizzante e originale, “Scialla!” mette a fuoco mondo degli adolescenti ma anche degli adulti di oggi, abbattendo silenzi e distanze. Diretto con scioltezza da Bruni e con dialoghi degni dei maestri del passato, il film “Scialla!” dal punto di vista pastorale è da valutare come consigliabile e problematico, adatto per dibattiti.

“La legge del mercato” (RaiPlay)
Disponibile sempre su RaiPlay è il dramma di impegno civile “La legge del mercato” (“La Loi du marché”, 2015) di Stéphane Brizé, in Concorso al 68° Festival di Cannes dove l’attore protagonista Vincent Lindon ha ottenuto il premio come miglior interprete. La storia è di bruciante attualità, il racconto della perdita del lavoro per un cinquantenne; un’opera di grande realismo, che indaga l’affanno dell’uomo nelle periferie della vita. È la storia di Thierry, sposato e con un figlio, che si ritrova improvvisamente disoccupato a 51 anni. Dopo numerosi colloqui, Thierry trova impiego come addetto alla sicurezza in un centro commerciale. Tutto sembra tornare a girare nel verso giusto, purtroppo però è una gioia che dura poca. Incalzato dal proprio titolare in una lotta tra colleghi, tra disgraziati, Thierry si ribella; seppur disperato, non lascia che i proprio valori vengano contaminati dalla cultura del sospetto e dello scarto. Thierry non accetta di negoziare la propria integrità morale. Il regista Brizé dirige il film in maniera potente e convincente, con grande coerenza narrativa, senza sbavature oppure patetismi. Dal punto di vista pastorale è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

“Becoming. La mia storia” (Netflix)
Si tratta forse dell’istantanea di una ex First Lady che studiando il modo per fare ritorno alla Casa Bianca, questa volta non come moglie di qualcuno, bensì da primo inquilino? C’è forse questo, secondo alcuni studiosi, dietro al bel documentario su Michelle Obama targato Netflix. Michelle Obama è amatissima e seguitissima, una popolarità consolidata soprattutto negli anni di ascesa e poi di presidenza del marito Barack Obama – il primo presidente statunitense di origini afroamericane – a Washington dal 2009 al 2017. Una popolarità, quella di Michelle Obama, che non si è interrotta alla fine del secondo mandato del marito, anzi: ne è la prova il successo della sua biografia “Becoming” che ha polverizzato record di vendite dopo l’uscita nell’autunno del 2018, vincendo persino un Grammy Award nel 2020 come miglior audiolibro. Ora “Becoming: la mia storia” è uno dei titoli di punta della piattaforma Netflix da maggio, un documentario realizzato dalla regista Nadia Hallgren, che ci mette accanto a Michelle Obama nel lungo tour promozionale del suo libro tra scuole, teatri e persino stadi americani. Un racconto tra pubblico e privato, prima e dopo la Casa Bianca; un sapiente mix tra foto, filmati, discorsi, aneddoti e lampi di disinvolta normalità. Un ritratto appassionate, in cui emerge una Michelle Obama tenace, determinata, in prima linea nelle battaglie sociali e per i diritti civili, ma anche gioiosa ed empatica. Un documentario onesto, ma non del tutto senza filtri, che comunque riesce a tratteggiare la statura di una donna capace di sognare in grande e lottare per i suoi sogni. Yes, She Can!

“Defending Jacob” (Apple TV+)
Una delle prime serie di successo della neonata piattaforma Apple TV+ è stata “The Morning Show” sul mondo dei media USA e gli scandali al tempo del Me Too, con Jennifer Aniston, Reese Witherspoon e Steve Carell. Un’ottima partenza, salutata anche svariate nomination ai Golden Globe. Da metà aprile poi Apple TV+ ha rilasciato una nuova serie di forte richiamo, il crime in 8 puntate “Defending Jacob” del regista norvegese Morten Tyldum (noto per il film “The Imitation Game”, 2014). Tratto dal romanzo omonimo di William Landay, è la storia della famiglia Barber in una cittadina nei pressi di Boston, nel Massachusetts. Andy (Chris Evans) lavora per il procuratore distrettuale, mentre la moglie Laurie (Michelle Dockery) è un’educatrice di una scuola privata. Hanno un figlio, Jacob (Jaeden Martell), di sedici anni. Una famiglia serena, dalla vita tranquilla e composta. Tutto cambia però quando un compagno di scuola di Jacob viene trovato morto e molti indizi sembrano accusare proprio Jacob. È l’inizio di un incubo per la famiglia, soprattutto per i due genitori, dilaniati dal sospetto e dalla paura. La serie è ben diretta e ammantata da un’atmosfera di grande tensione, con attori capaci e in parte; a ben vedere “Defending Jacob” si muove sullo stesso sentiero del crime inglese “Broadchurch”, con non pochi elementi di richiamo (in comune hanno anche il compositore Ólafur Arnalds). “Defending Jacob” è un ottima serie, ma sia chiaro adatta solo per un pubblico adulto, in quanto si tratta di un giallo cupo, dai temi problematici e dalle atmosfere spinose.

“Vivi e lascia vivere” (RaiPlay)
Decollata con 7milioni di spettatori e il 26% di share in prima serata su Rai Uno, la serie “Vivi e lascia vivere” (6 prime serate, 12 episodi in tutto) diretta da Pappi Corsicato e con Elena Sofia Ricci si è subito imposta come uno dei titoli forti di questa primavera. Ideata dallo stesso regista insieme a Monica Rametta, prendendo ispirazione dalla figura di Filumena Marturano e dal testo teatrale di Eduardo De Filippo del 1946, “Vivi e lascia vivere” ci racconta la storia di una donna, Laura (Ricci) che a cinquant’anni si ritrova sola, con tre figli ancora nel ciclo scolastico, un mutuo da pagare e un lavoro che manca. Messa alle strette dalla vita, la donna decide di ripartire da quello che sa fare meglio, cucinare: apre quindi un’impresa di “street food” a Napoli per la vendita timballi di riso da asporto. I temi sono tutti di grande attualità: famiglia, rapporto genitori-figli, lavoro, ruolo della donna. Corsicato ci consegna una storia di affanno ma soprattutto di riscatto, trainato dal coraggio di Laura e dalla sua capacità di coinvolgere, in questo cammino di risalita, altre donne ugualmente in difficoltà. Elena Sofia Ricci offre una bella prova d’attrice, portando sulle sue spalle gran parte del successo della serie. Muovendosi sul binario del mélo, con una narrazione non sempre compatta e lineare, la serie “Vivi e lascia vivere” convince per questo rimettersi in gioco con la vita in maniera solidale.

“Oggetti di scena. Prop Culture” (Disney+)
Un viaggio divertente ed emozionante dietro la grande magia della Disney. È questo che offre la nuova docuserie “Oggetti di scena. Prop Culture”, disponibile da inizio maggio sulla piattaforma Disney+. Insieme al regista e collezionista americano Dan Lanigan il pubblico può scoprire il making of dei grandi classici o dei più attuali successi prodotti dalla casa di Topolino. Negli 8 episodi, ciascuno da 30 minuti, Lanigan ci accompagna alla ricerca di cimeli di film indimenticabili, tra oggetti di scena e costumi: si parte con “Mary Poppins” (film del 1964, di cui si raccontano i segreti del set, le musiche, gli oggetti come l’ombrello e la borsa di tata Mary, sino all’incontro con l’attrice che impersonava Jane Banks, Karen Dotrice), per passare poi a “Tron” (1982), “The Nightmare Before Christmas” (1993), “Pirati dei Caraibi. La maledizione della prima luna” (2003), “Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi” (1989), “Le cronache di Narnia” (2005), “Chi ha incastrato Roger Rabbit” (1988) e il fenomeno “Muppets”. Un vero e proprio regalo per vecchi e nuovi appassionati della Disney, e in generale della grande industria hollywoodiana, l’opportunità di scoprirne il dietro le quinte con una narrazione frizzante, appassionata e godibile.

Articolo disponibile sul sito “Chi ci separerà” della Conferenza Episcopale Italiana


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