Testimonianza del Vangelo – Scheda n.5, Firenze 2015

martedì 3 Novembre 2015
Un articolo di: Redazione

Sacerdoti nelle periferie

«Il buon sacerdote si riconosce da come viene unto il suo popolo (…) Così bisogna uscire a sperimentare la nostra unzione, il suo potere e la sua efficacia redentrice: nelle “periferie” dove c’è sofferenza, c’è sangue versato, c’è cecità che desidera vedere, ci sono prigionieri di tanti cattivi padroni. (…) Siate pastori con “l’odore delle pecore”» (Francesco, Messa del Crisma, 28 marzo 2013). È l’invito di papa Francesco all’inizio del suo pontificato rivolto a tutti i sacerdoti di promuovere una Chiesa in uscita, di abitare il territorio, soprattutto quelle periferie che spesso sono abbandonate a loro stesse, tra povertà e assenza di figure educative, di testimoni del Vangelo. Un tema che è presente nell’agenda del Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze 2015, in linea con lo spirito del Nuovo umanesimo.

 

Testimoni del Vangelo tra cinema e fiction 

Il cinema prima e la fiction televisiva poi, tanto in Italia quanto all’estero, hanno offerto un interessante e variegato campionario di figure di sacerdoti o religiosi, attraverso diversi stili e registri narrativi (Cfr. D.E. Viganò, Il prete di celluloide, Cittadella 2010; S. Perugini, Testimoni di fede, trionfatori di audience, Effatà 2011; A. Romeo, ed., Tonache cross-mediali, Effatà 2011). Negli ultimi anni non sono mancate proposte importanti, in ricordo di testimoni di fede che hanno lasciato un contributo edificante nel segno della legalità, dell’educazione, della riconciliazione: dalla fiction Per amore del mio popolo (2014) di Antonio Frazzi su don Peppe Diana ucciso dalla malavita a Popieluszko (2009) di Rafal Wieczynski sul sacerdote Jerzy Popieluszko assassinato nella Polonia degli anni Ottanta per il suo sostegno agli operai e a Solidarność, così come Alla luce del sole (2004) di Roberto Faenza, potente e poetico ritratto di don Pino Puglisi ucciso dalla mafia perché come don Diana voleva sottrarre alla malavita i giovani, dando loro educazione e speranza per il futuro. Tanti anche i sacerdoti di finzione, capaci di offrire un contributo di senso: da Gran Torino (2008) di Clint Eastwood, dove il giovane prete cerca con dedizione e ostinazione di riconciliare il ruvido veterano di guerra Walt Kowalski, a Don Matteo serie sul sacerdote detective più popolare del piccolo schermo interpretato da Terence Hill – non dimenticando certo anche la trascinante suor Angela nella serie Che Dio ci aiuti, accanto a giovani e ultimi. Approdato sul grande schermo nel 2015 è poi don Pietro Pellegrini in Se Dio vuole (2015) di Edoardo Falcone. 

 

Se Dio vuole

Film scelto per approfondire il tema della quinta scheda – Testimonianza del Vangelo – in cammino verso il Convegno di Firenze 2015 è Se Dio vuole (2015) di Edoardo Falcone, sceneggiatore e attore, al suo esordio alla regia. Il protagonista della storia è Tommaso (Marco Giallini) chirurgo di successo, abituato a una vita organizzata dove non c’è posto per la fede. Tommaso è sposato con Carla (Laura Morante) e ha due figli adulti, Bianca (Ilaria Spada) e Andrea (Enrico Oetiker). Quando Andrea minaccia di lasciare gli studi in medicina per farsi sacerdote, la vita di Tommaso subisce un profondo terremoto: per lui infatti è inconcepibile che il figlio scelga la via del sacerdozio. Tommaso cerca di entrare in contatto con il prete “responsabile” di tale vocazione, don Pietro Pellegrini (Alessandro Gassmann), che si presenta diretto, amichevole e con una forte capacità comunicativa con i giovani. È l’inizio dunque di un incontro/scontro tra i due. 

Calata nel registro della nuova commedia all’italiana, la storia rivela spunti di riflessione interessanti soprattutto nel dialogo tra il non credente Tommaso, tutto concentrato su una vita concreta e segnata dal lavoro, e don Pietro, dal passato sconclusionato che ha trovato Dio lungo il suo cammino. Un brillante duetto che offre un orizzonte di speranza e di riscatto.

Falcone tratteggia con cura i due protagonisti, Tommaso e don Pietro, senza scivolare in facili stereotipi (al di là di qualche sbavatura). Il personaggio di don Pietro in particolare – chiamato così in omaggio al sacerdote don Pietro Pellegrini interpretato da Aldo Fabrizi nel film Roma città aperta (1945) di Roberto Rossellini – è proposto in maniera credibile: il ritratto di un sacerdote di periferia attento agli ultimi e capace di mettersi sulla soglia del dialogo con i giovani in cerca di un linguaggio più diretto e accessibile. Gassmann sagoma il personaggio con onestà e generosità, evitando facili eccessi. 

«Per il suo esordio alla regia Edoardo Falcone sceglie una commedia che indaga i segreti del cuore e i misteri dell’invisibile attraverso la “conversione” di chi crede di essere Dio e si scopre un uomo. Il film gioca con luoghi comuni e pregiudizi in fatto di religione e due protagonisti, Giallini e Gassmann, capaci di trasmettere il ruolo importante che la fede può avere ogni giorno nella vita delle persone» (Alessandra De Luca, “Avvenire”, 10 aprile 2015). 

 

La sequenza del film Se Dio vuole

Significativi nel film sono i dialoghi tra il non credente Tommaso e don Pietro. Tra i tanti momenti brillanti, ricordiamo la conversazione sull’esistenza di Dio: 

 

(Seduti su un prato dopo aver lavorato al restauro della piccola chiesa di periferia)

Tommaso: Senti un po’, ma detto tra noi, tu ci credi veramente a questa storia di Dio?

Don Pietro: Ma te chi credi che è Dio?

Tommaso: Non lo so. L’esperto sei tu.

Don Pietro: Sai quelle mattine d’estate, che fa caldo, che c’è proprio l’afa, non riesci a respirare, apri la finestra e ti arriva quel freschetto… 

Tommaso: Il vento.

Don Pietro: Ma de che? Quello è Dio! (Tommaso ride) Anche quando guardi le nuvole, che prendono quelle forme strane

                        – un cavallo, una faccia, una carota – che non riesci più a staccare gli occhi…

Tommaso: Beh?

Don Pietro: Quello sempre Dio è!

Tommaso: Ma in chiesa chi ci sta, scusa?

Don Pietro: Ma perché secondo te Dio si accontenta di stare dentro quattro mura? È un po’ poco, no? (e indicando un albero di pere) E la vedi quella pera su quel ramo? Quella un giorno inevitabilmente cadrà. E mica mi verrai a dire che è stata la forza di gravità?

Tommaso: Nooo (sorridendo)… è stato Dio.

Don Pietro: Vedi che cominci a capire!

 

 

PER APPROFONDIRE

Commissione Nazionale Valutazione Film CEI – Cnvf.it: «Edoardo Falcone è autore negli ultimi anni di alcuni copioni di successo quali Nessuno mi può giudicare, Stai lontana da me, Un matrimonio da favola. Eccolo ora esordire nella regia con una sceneggiatura sua e di Marco Martani. (…). Non c’è dubbio che la lezione sia seguita con precisione e agilità. Falcone è bravo a costruire tra i quattro personaggi principali una schermaglia dialettica che scivola in modo svelto e brillante tra equivoci, incomprensioni, sorprese, facce attonite, reazioni arrabbiate, sotterfugi inopinati (…). Tutto sembra procedere per il meglio, sennonché, proprio quando si aspetta il “botto”, ogni parvenza di cinismo si attenua, ogni scarto narrativo rientra, ogni “ribellione” fa marcia indietro e si rimette nella righe previste della norma, del prevedibile, dello schierato. Tommaso diventa il medico di tutti, lui e Carla riacquistano serenità, al pari di Andrea. Don Pietro forse è morto ma ha lasciato intorno a se vite nuove e diverse. Tutto giusto, tutto naturale, tutto ovvio. Così la figura di don Pietro è quella di un sacerdote odierno di frontiera, che usa linguaggi aperti, colorati, e richiama alla preghiera senza pedanteria».

 


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