Una comunità solidale nel bisogno

GMCS n. 9: “L’ora più buia” di Joe Wright, nono film del ciclo proposto da Cnvf e Ufficio comunicazioni sociali CEI per la 53a Giornata mondiale delle comunicazioni

mercoledì 10 Aprile 2019
Un articolo di: Massimo Giraldi, Sergio Perugini

“Una comunità è tanto più forte quanto più è coesa e solidale, animata da sentimenti di fiducia e persegue obiettivi condivisi.”. Le parole di papa Francesco sembrano intersecare con puntualità la riflessione del regista Joe Wright nel film “L’ora più buia” del 2018, scelto come nona proposta del ciclo di 18 film individuati dalla Commissione nazione valutazione film e dall’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della CEI per approfondire il tema della 53a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali.
“L’ora più buia” descrive una pagina della storia inglese e mondiale, le difficili ore del popolo britannico dinanzi alla minaccia di invasione nazifascista e la bruciante crisi di Dunkerque. In quelle poche, concitate, ore il primo ministro inglese Winston Churchill chiama a raccolta parlamentari e popolazione per fare un fronte comune, per decidere a gran voce di resistere al nemico e mettersi in gioco in spirito di solidarietà e mutuo soccorso. Una comunità coesa.

Uniti nell’“ora più buia”
Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, nel 1940 Winston Churchill viene eletto Primo ministro e si trova immediatamente nella difficile situazione di resistere all’invasione della Germania nazista, in espansione sul fronte Europeo – tra Francia, Belgio e l’Olanda – e pronta a mettere sotto scacco la Gran Bretagna. Sempre negli stessi giorni, Churchill si trova a dover prestare soccorso alle truppe inglesi raccolte sulle coste francesi, a Dunkerque. A rendere tutto più complicato è il grado di pregiudizio e sfiducia interna verso il nuovo Primo ministro, sia dal re Giorgio VI, che gli offre un tiepido e distaccato supporto, sia all’interno del suo partito nonché del Gabinetto di Guerra (tra i primi oppositori c’è Neville Chamberlain).

Churchill in cerca dell’unità nazionale
Raccogliendo consensi nei principali festival e cerimonie cinematografiche internazionali, “L’ora più buia” (“The Darkest Hour”) ha toccato il punto massimo di consenso ai Premi Oscar 2018, dove forte di 6 candidature tra cui miglior film si è aggiudicato due statuette, attore protagonista Gary Oldman e miglior trucco.
Firmato da Joe Whrite – classe 1972, autore di film in costume e di taglio storico-culturale come “Orgoglio e pregiudizio” (2005), “Espiazione” (2007) e “Anna Karenina” (2012) –, “L’ora più buia” racconta un tratto di storia inglese, all’interno della complessa scacchiera geopolitica della Seconda guerra mondiale. C’è sì la storia, con l’indicazione dei principali accadimenti tra il mese di maggio e giugno del 1940, come la controversa crisi di Dunkerque, ma anche il racconto personale di un uomo e della sua famiglia sulla scena politica britannica.
Winston Churchill, interpretato magistralmente da Gary Oldman (vincitore non solo dell’Oscar ma anche del Golden Globe e Bafta), viene proposto dal regista sia sul fronte pubblico, tratteggiando il difficile sentiero in cui si muove tra nemici interni al partito, sia su quello privato, in particolare il legame con la moglie Clementine (la sempre misurata e convincente Kristin Scott Thomas), con cui si mostra fragile e incerto. È dunque il ritratto a tutto tondo di uno statista nel momento più difficile della sua carriera e della storia del suo Paese.
Ma l’opera ci dice qualcosa di più. È infatti il racconto di un uomo che chiama a raccolta la comunità tutta; Churchill si fa megafono delle minacciose difficoltà all’orizzonte ma anche vibrante voce di incoraggiamento e resilienza. Il Primo ministro sveglia la comunità dal torpore e invita tutti a battersi per ideali di libertà e solidarietà. In questo è bello il ricordo anche del salvataggio disperati dei soldati inglesi e francesi sulle coste francesi, contando sull’appoggio anche di pescherecci e imbarcazioni di fortuna, di civili.
Il film ha una struttura semplice, lineare. Il regista ci racconta un episodio preciso, le concitate ore di difficoltà vissute da Churchill a inizio mandato. La sceneggiatura è puntuale e dettagliata, così come la messa in scena accurata e suggestiva, di grande valore formale; si sposano poi alla perfezione anche le musiche originali del compositore italiano Dario Marianelli. È innegabile il grande contributo che il protagonista Gary Oldman offre al film, perfettamente sagomato sulla sua performance. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto certamente per dibattiti su pagine della storia comune del Novecento e sui valori fondativi della democrazia europea contemporanea.

La scena chiave e il richiamo al tema della GMCS
Passaggio significativo del film, in linea con Messaggio della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, è quando il Primo ministro Winston Churchill scende dalla propria vettura e si reca da solo in metropolitana verso Westminster. Nel vagone della metro, mescolato alla folla di viaggiatori ordinari, si lascia andare a riflessioni con i passeggeri, condividendo con loro preoccupazioni e decisioni sul da farsi: accordarsi per una resa con la Germania oppure resistere agli assalti nonostante le sfavorevoli condizioni? Forte ed emozionante è la risposta che riceve dalla gente, una risposta tesa all’unione e alla solidarietà. Emerge con forza lo spirito coraggioso e solidale di un popolo.


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