Sogg.: tratto dal racconto omonimo di Franca Bigliardi - Scenegg.: Memè Perlini, Pier Carpi - Fotogr.: (panoramica/a colori) Renato Tafuri - Mus.: Stefano Mainetti - Montagg.: Paolo Vanghetti - Dur.: 103' - Produz.: Mean Cinematografica, Surf Film
Interpreti e ruoli
Agnese Nano (Maria), Nuccio Siano (Giuseppe), Giuseppe Ieracitano (Gesù), Irene Grazioli (Maddalena), Anna Maria Loliva (Mireta), Karl Zinny, Viviana Fedeli, Mario Schiano
Soggetto
Maria, giovane popolana di periferia che abita con la ruvida madre, in un capannone fatiscente, occupandosi delle faccende domestiche, viene rozzamente corteggiata da Giuseppe, un artigiano del luogo, per il quale prova contemporaneamente attrazione e ripulsa. Il comportamento della donna nei suoi riguardi è contraddittorio e nevrotico ai limiti dell'isterismo: un po' lo cerca un po' lo respinge, presa da fantasie visionarie che la spingono a "non essere di nessuno". In preda a tali suggestioni irrazionali, crede di vedere un corposo giovanotto ignudi che le "annuncia" confusamente un misterioso avvenire. Dopo di che la giovane che farnetica di esser posseduta da lui, senza tuttavia smettere i propri giochetti nevrotici con il collerico pretendente, il quale, esasperato, è sul punto di violentarla, sennonché la scopre incinta: nonostante ciò, i due finiscono per convivere. Anni dopo Maria e Giuseppe sono alle prese con Gesù, un figlio già cresciuto, autistico e semideficiente, che si gingilla perennemente in disparte a trasformare in volatili dei rudimentali uccelli di creta, e in pupazzi di fango piagnucolosi dei bambini veri, che poi l'aspra genitrice farà smettere di piagnucolare pestandoli con i piedi. Divenuto adulto e corposo come il giovanottone dell'"annuncio" Gesù grida a Maria, dal cavalcavia di una fragorosa autostrada, un gelido e torvo: "non ho madre".
Valutazione Pastorale
insulsa esercitazione, "Il ventre di Maria" di Memè Perlini è un intruglio inconsistente, privo di ogni più elementare requisito. Si presenta infatti come una serie di immagini in sconnessione, che di cinematografico hanno sì e no qualche movimento di ritmo decisamente soporifero. La scenografia si riduce a riprese di qualche edificio in rovina, immerso nelle macerie e nella sporcizia; narrativamente non regge per la vistosa assenza di un sia pur minimo filo conduttore; e il soggetto stesso seminato com'è da confusi rimandi pseudo evangelici non fa che rendere insopportabilmente fastidioso e noioso l'ignobile prodotto infarcito di scene licenziose e sgradevoli.