Orig.: Italia/Francia/Algeria (2011) - Sogg.: tratto dal romanzo incompiuto di Albert Camus (1960) - Scenegg.: Gianni Amelio - Fotogr.(Panoramica/a colori): Yves Cape - Mus.: Franco Piersanti - Montagg.: Carlo Simeoni - Dur.: 98' - Produz.: Riccardo Tozzi, Giovanni Stabilini, Marco Chimenz per Cattleya; Bruno Pesery, Philippe Carcassonne.
Interpreti e ruoli
Jacques Gamblin (Jacques Cormery), Maya Sansa (Catherine Cormery), Catherine Sola ( 1924), Denis Podalydes (Catherine Cormey), Ulla Baugué ( 1957), Nino Jouglet (maestro Bernard), Abdelkarim Benhbouccha (nonna), Hachemi Abdelmalek (Jacques bambino), Jean-Paul Bonnaire (Hamoud), Jean-François Stevenin ( 1957)
Soggetto
1957. All'inizio dell'estate, Jacques Cormery, famoso scrittore e studioso, torna in Algeria nel pieno della guerra d'indipendenza. Dopo una movimentata conferenza all'università, Jacques torna a casa e ritrova l'anziana mamma. Da qui comincia a ripercorrere a ritroso la propria vita, partendo sempre da un punto fisso: la scomparsa del padre, quando lui aveva solo pochi mesi, morto al fronte nella Prima guerra mondiale. Nell'ansia mai sopita di ricostruire la figura paterna, Jacques fa domande, chiede informazioni, cerca di rimettere insieme i frammenti dell'infanzia in terra d'Africa. Così le vicende personali finiscono per intrecciarsi sempre di più con quelle di una realtà algerina in pieno fermento e dove ormai infuria la guerra.
Valutazione Pastorale
Nato vicino ad Algeri nel 1913, Albert Camus muore in Francia nel 1960, in un incidente d'auto insieme all'editore Michel Gallimard. Il romanzo "Il primo uomo", al quale stava lavorando, resta incompiuto, e viene pubblicato postumo solo nel 1994, per iniziativa della figlia. La vicenda del bambino, rimasto senza padre e affidato a mamma e nonna in una situazione territoriale ibrida e instabile, ha fatto scattare molte suggestioni in Gianni Amelio. Partendo dal libro, il regista ha scritto un copione, nel quale ha visto riflessa la propria vicenda di ragazzo con un padre lontano (emigrato in Argentina) e in zone geografiche a rischio (la Calabria in tempo di guerra). Se il paragone sconta qualche rischio di forzatura, di grande fascino risultano invece il testo, lo stile, la messa in scena. Attraverso un periodare secco, di nitida pulizia espressiva, Amelio compone un quadro incisivo e efficace, mai sopra le righe, forte di una introspezione asciutta non asettica o tediosa, risultato di uno sguardo dolce, affettuoso, amarognolo. La chiave di volta è nel disegno di atmosfere pudicamente quasi fuori moda, eppure robuste e cariche di dignità. Argomenti importanti, aderenza forte alla sovrapposizione tra storia privata e Storia pubblica, delicatezza dei rapporti umani, eleganza nella notazioni antropologiche: un film di spiccata originalità che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come raccomandabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in seguito in molte occasioni come avvio alla riflesione sui molti temi che suggerisce (cinema/letteratura; Storia; rapporto padri/figli...).