Tutto è possibile finché restiamo insieme. “Quando Hitler rubò il coniglio rosa”

venerdì 6 Maggio 2022
Un articolo di: Eliana Ariola

Diretto da Caroline Link, Premio Oscar 2003 con “Nowhere in Africa”, e tratto dall’omonimo romanzo di Judith Kerr, arriva nelle sale italiane nell’aprile del 2022 “Quando Hitler rubò il coniglio rosa”, racconto autobiografico della fuga della famiglia Kerr dalla Germania nazista.

La storia. Siamo a Berlino, nel marzo del 1933, a poche settimane dalle elezioni che porteranno Hitler al potere. Anna, 9 anni, vive con la sua famiglia, di origine ebraica, in una confortevole casa, con il fratello di poco più grande, Max, la mamma Drothea, pianista, e il padre Arthur, giornalista e critico teatrale, tutti amorevolmente accuditi dalla governante Heimpi, a cui la piccola è particolarmente legata. Arthur si è espresso pubblicamente più volte contro Hitler e perciò è finito nel mirino dei nazisti che hanno deciso di arrestarlo subito dopo le elezioni. Avvertito da una soffiata l’uomo parte in segreto per Zurigo dove la famiglia lo raggiungerà poche settimane dopo. Anna deve lasciare così la sua casa, i suoi libri, i suoi giochi, tra cui il suo favorito: un coniglietto rosa di peluche. La famiglia trascorre alcuni mesi in Svizzera, ma poi deve trasferirsi a Parigi perché i soldi scarseggiano e il padre ha bisogno di trovare un lavoro. Lo trova come critico teatrale per una rivista, ma gli introiti sono scarsi e i quattro si trovano presto in una situazione di disagio economico e precarietà. I ragazzi, comunque, riescono a frequentare con profitto la scuola, ma, ancora una volta sono costretti a lasciare tutto per partire verso l’Inghilterra da dove, per il padre, è giunta una proposta di lavoro più remunerativa e stabile. “Quando ho letto per la prima volta il romanzo – ha affermato la regista Caroline Link – sono rimasta sorpresa dalla sua leggerezza.

È una storia sulla separazione, sulla fuga dalla Germania nazista e tuttavia il tono è ottimista, quasi spensierato. Il film racconta cosa significa essere profughi, ma, nonostante l’oscurità che avvolge i protagonisti, è anche un film sulla fiducia, la curiosità, l’ottimismo e mostra l’immenso potere che la famiglia può dare. ‘Tutto è possibile finché restiamo insieme’, questo era il motto di Judith Kerr ed è anche il tema che ha ispirato il film”.

Il film “Quando Hitler rubò il coniglio rosa”, dunque, racconta la storia, vera, di una famiglia forte e molto unita, che, proprio grazie all’amore e alla cura reciproca, riesce a superare dolorosi distacchi e perdite, precarietà economica e sociale, scampando a una persecuzione e a una ferocia che in quegli anni stava montando, ma non era ancora esplosa in tutta la sua disumanità. E bisogna riconosce alla regista una grande abilità nel tenere sempre saldamente le redini della storia, senza rinunciare, appunto, a quella “leggerezza” e ai guizzi umoristici dei quali è intessuto il racconto. Bravissimi, poi, tutti gli interpreti a cominciare dalla piccola Riva Krymalowski, al suo debutto nel ruolo dell’indomita e arguta Anna Kemper; Marinus Hohmann, anche lui nel suo primo ruolo, il saggio e intelligente fratello Max; Carla Juri, già vista in “Blade Runner 2049”, la forte e pratica mamma Dorotea. Infine Oliver Masucci – noto per aver prestato il volto all’Adolf Hitler che si risveglia nella Berlino del XX secolo in “Lui è tornato” – e ora amorevole, coraggioso e lungimirante papà Arthur Kemper. Il film “Quando Hitler rubò il coniglio Rosa” è consigliabile, poetico e adatto per dibattiti.

Quando Hitler rubò il coniglio rosa

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