Triangle of Sadness

Valutazione
Complesso, Consigliabile, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Alcolismo, Avidità, Cibo, Denaro, Dolore, Donna, Famiglia, Mare, Mass-media, Matrimonio - coppia, Media, Metafore del nostro tempo, Politica-Società, Potere, Povertà, Solidarietà, Violenza
Genere
Commedia, Drammatico, Grottesco, Satirico
Regia
Ruben Ostlund
Durata
142'
Anno di uscita
2022
Nazionalità
Francia, Germania, Svezia
Titolo Originale
Triangle of Sadness
Distribuzione
Teodora Film
Soggetto e Sceneggiatura
Ruben Östlund
Fotografia
Fredrik Wenzel
Montaggio
Ruben Östlund, Mikel Cee Karlsson
Produzione
Erik Hemmendorff, Philippe Bober. Casa di produzione: Plattform Produktion, Imperative Entertainment, BBC Film, Film i Vast, Essential Films, Coproduction Office, Sveriges Television, ZDF/Arte, Arte France Cinéma, TRT Sinema

Presentato al 75° Festival di Cannes (2022), il film ha vinto la Palma d'oro

Interpreti e ruoli

Harris Dickinson (Carl), Charlbi Dean (Yaya), Woody Harrelson (Capitano della nave), Vicki Berlin (Paula), Henrik Dorsin (Jarmo), Zlatko Buric (Dimitri), Dolly De Leon (Abigail)

Soggetto

Carl e Yaya sono due modelli influencer tra i venticinque e i trent’anni inseriti in un ambiente facoltoso. Vengono invitati a partecipare a una crociera di lusso insieme a un selezionato gruppo di ricchi proveniente da diversi Paesi. A capo della nave un comandante statunitense riluttante, fedele solo alla bottiglia e a Karl Marx. Nella parata di opulenza a bordo, qualcosa però va storto durante una cena di gala...

Valutazione Pastorale

Umorismo nero e tragico, a tratti respingente. È la cifra di “Triangle of Sadness”, film scritto e diretto dal regista svedese Ruben Östlund, incoronato con la Palma d’oro al 75° Festival di Cannes e ora in cartellone alla 17a Festa del Cinema di Roma. Dopo i fragorosi successi di “Forza maggiore” (2014, Premio della Giuria, Un Certain Regard – Cannes) e “The Square” (2017, Palma d’oro, Cannes), l'autore mette a segno un altro titolo potente e feroce, una critica sociale durissima tra mondo della moda, ricchezza e social media. Östlund, classe 1974, conferma il suo indubbio talento, quel suo stile incisivo, personalissimo, nel panorama europeo. I suoi film, che accostano l’ironia tagliente al grottesco feroce, si configurano come istantanee sociologiche di una società fragile e superficiale. Malata. In particolare, i rapporti tra donne e uomini finiscono sotto la lente di ingrandimento, sempre più instabili e sbilanciati, a cominiciare dai ceti elevati. La storia. Carl e Yaya (Harris Dickinson e Charlbi Dean) sono due modelli influencer tra i venticinque e i trent’anni inseriti in un ambiente facoltoso. Vengono invitati a partecipare a una crociera di lusso insieme a un selezionato gruppo di ricchi proveniente da diversi Paesi. A capo della nave un comandante statunitense riluttante (Woody Harrelson), fedele solo alla bottiglia e a Karl Marx. Nella parata di opulenza a bordo, qualcosa però va storto durante una cena di gala: il mare in tempesta fa saltare gli schemi e tutti gli invitati, personale di bordo compreso, perdono il proprio aplomb. Ruben Östlund chiarisce subito il titolo del film: “si riferisce a un termine usato nel mondo della bellezza”, ovvero la “ruga in mezzo alle sopracciglia, quella che in svedese chiamiamo ‘la ruga dei guai’, perché indica che nella vita hai dovuto affrontare tante battaglie… Pensavo che questa scelta dicesse qualcosa della nostra epoca e della nostra ossessione per le apparenze”. In particolare, puntualizza ancora il regista: “quello che mi affascina di più, però, è il tema del valore economico della bellezza, che prescinde dal settore specifico della moda. Il nostro aspetto ha un ruolo chiave e condiziona ogni situazione sociale: questo genera una specie di ingiustizia universale”. Diviso in alcuni riusciti capitoli narrativi, “Triangle of Sadness” si presenta come un saggio sulla lotta di classe dei giorni nostri, declinata in chiave elegante e spietata a bordo di una nave da crociera upper class. Tutti sulla barca hanno un ruolo, uno status, che rimarcano e difendono. Quando però la ruota della vita gira, e il caos domina la scena, i ruoli saltano e la piramide di classe implode rovinosamente. Si attivano atteggiamenti antropologici estremi: quadri esilaranti, crudi e impietosi, dallo spassoso al ribrezzo. Östlund ci mostra l’inconsistenza del nostro mondo, quello che ruota sulle apparenze, amplificate dal voyeurismo dei social media: si può comprare davvero tutto con il denaro? E qual è il prezzo della dignità umana? Il regista tratteggia un campionario di esistenze misere e tragiche, che suscitano compassione ma anche fastidio. Usa la sua macchina da presa, il suo cinema, come specchio riflettente e un poco deformante, teso a metterci a nudo per le contraddizioni morali del nostro oggi, soprattutto quando vengono assecondati gli istinti ombelicali. È la “globalizzazione dell’indifferenza”, di cui parla papa Francesco, il trionfo dell’Io dinanzi allo smarrimento del Noi. Diretto con grande vigore ed efficacia narrativa, forte di un copione puntuale e di una recitazione energica, il film “Triangle of Sadness” conquista e respinge insieme, affascina e un poco lascia basiti. Ma di certo non tiepidi. Consigliabile-complesso, problematico, per dibattiti.

Utilizzazione

Adatto per la programmazione ordinaria e per successive occasioni di dibattito. Film indicato per un pubblico adulto, capace di poter approfondire i tanti tempi in campo

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