Ad ANDREI KONCHALOVSKY Il Premio Robert Bresson 2016 della Fondazione Ente dello Spettacolo

venerdì 9 Settembre 2016
Un articolo di: Redazione

“Regista scomodo, dallo stile essenziale, capace di grande scandaglio psicologico, Konchalovski ha compiuto un percorso umano e professionale encomiabile, che si sostanzia in una visione positiva del cinema, mezzo capace non solo di patire ma di agire nella realtà, riconnettendola ad un ieale di giustizia. Un’istanza presente fin dai primi lavori, che si pongono non a caso in contrapposizione con il Potere russo (“La felicità di Asia”, girato nel 1966 uscirò solo nel 1988) prima e con Hollywood poi, dove pure riesce a realizzare veri e propri gioielli come “Maria’s Lovers”, “A 30 secondi della fine” , “I dissidenti”. Il ritorno nella madrepatria è segnato da un film fondamentale come “Il proiezionista”, 1992, che ripercorre la Russia stalinista attraverso lo sguardo ‘cieco’ e ingenuo del proiezionista ufficiale del Cremlino. Un atto di denuncia forte, che sottolinea il rapporto sempre più stretto e spesso improprio tra Arte e Potere. Una riflessione che accompagna anche gli ultimi lavori del regista, più meditativi e nostalgici, e che tocca il suo vertice con “The Postman White Nights”, Leone d’Argento a Venezia 2014 e perfetto esempio di quel cinema capace di essere politico senza più essere ideologico, etnografico senza dover essere scientifico. Un cinema intimo e sommesso però declinato al plurale, in quella collettività, quel noi, da cui emerge e ritorna la storia e il senso di ogni individuo”


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