Cannes 2016 LA PAZZA GIOIA di Paolo Virzì nella Quinzaine des realisateurs

mercoledì 18 Maggio 2016
Un articolo di: Redazione



Giudizio: Consigliabile/problematico/dibattiti * *

Tematiche: Donna; Famiglia – genitori figli; Malattia; Metafore del nostro tempo; Politica-Società;

Soggetto: All’inizio della storia vediamo Beatrice Morandini Valdirana, chiacchierona ed estroversa, finta contessa, a sentirla in amicizia con i potenti della Terra, e Donatella Morelli, ragazza semplice e indifesa, incapace di rimediare agli errori commessi e resa triste dalla prospettiva di un futuro in solitudine. Beatrice e Donatella si conoscono quando si trovano ospiti di una comunità terapeutica per donne con disturbi mentali, dove sono sottoposte a misure di sicurezza per i reati commessi…

Valutazione Pastorale: “La pazza gioia”, diretto da Paolo Virzì, è stato scelto dal Festiva di Cannes 2016 nella sezione “Quinzane des realizateurs”. Un bel titolo, capace di coniugare i due momenti centrali della vicenda: lo stato di salute delle due protagoniste, e la loro coraggiosa voglia di venirne fuori, di migliorare, di essere positive. Le due donne, così diverse per carattere e indole, diventano imprevedibilmente amiche e, a poco a poco, provano a condividere speranze e aspettative. Fino ad approfittare di alcune situazioni favorevoli per organizzare una fuga dalla struttura. La fuga diventa la loro arma di difesa, il grimaldello per reagire alle avversità e mettere in scacco l’istituzione. Tra le due, Beatrice è quella più espansiva e aggressiva verso gli altri, ritrova persone del passato e tratta con loro con energia e vigore, quasi fregandosene delle conseguenze. Donatella è più introversa, la detenzione le ha fatto togliere il figlio che ama tantissimo e cerca di rivedere in tutti i modi. Piange spesso Donatella, di quel pianto che significa mancanza di affetti e di sentimenti sottratti a forza. E’ un film estremamente stratificato “La pazza gioia”. “Volevamo -dice Virzì- che fosse una commedia, divertente ed umana, che ad un certo punto non avesse paura di tingersi di fiaba. Cercavamo tracce di allegria, di eccitazione vitale anche nel momento della costrizione e dell’internamento”. Lo sguardo del regista verso le due donne è schietto e vigoroso. La follia tinge le loro (dis)avventure con una partecipazione profonda. Si sta dalla parte di Benedetta per il suo essere indifesa di fronte alle sguaiate reazioni alla sua provocatoria frenesia. Si sta dalla parte di Donatella per il suo piegarsi alle circostanze avverse, per il sincero dolore dell’assenza del figlio, per il dolente incontro con un padre sfortunato ma generoso. Virzi (esordiente nel 1994 con “La bella vita”, titolo che si riallaccia curiosamente a questo nelle sfumature di senso), compone un’opera di notevole spessore narrativo che respira l’aria di una drammaturgia profonda e guarda alla follia come ostacolo arduo da superare eppure da accogliere e da aiutare. Mai da respingere. Film intenso e coraggioso, supportato da due intense protagoniste e che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria come possibilità di vedere una bella storia (ben scritta e diretta con taglio ormai maturo) e per avviare riflessioni sulle importanti tematiche affrontate (malattia, detenzione, forme di cura, forza per risollevarsi).


Allegati

Forse ti interessa anche:

Sfoglia l'archivo
Ricerca Film - SerieTv
Ricerca Film - SerieTV