CINEMA: Cosa vedere in sala? Le novità dal 21 marzo

venerdì 22 Marzo 2019
Un articolo di: Massimo Giraldi, Sergio Perugini

Al cinema da giovedì 21 marzo, ecco le principali novità in sala nella rubrica del Sir e della Commissione nazionale valutazione film Cei. In evidenza una selezione di quattro titoli per il fine-settimana: il dramma storico inglese “Peterloo” di Mike Leigh su giustizia e diritti fondamentali; la commedia brillante “Scappo a casa” su pregiudizi e integrazione con Aldo Baglio; il mélo esistenziale “La mia seconda volta” di Alberto Gelpi dalla storia vera di Giorgia Benusiglio; infine la commedia hollywoodiana sul mondo dell’adozione “Instant Family” di Sean Anders con Mark Wahlberg.

“Peterloo”
È stato presentato in Concorso alla 75a Mostra del Cinema di Venezia. Parliamo di “Peterloo” del regista Mike Leigh, tra gli autori più importanti del cinema del Regno Unito, che ha firmato opere pluripremiate come “Segreti e bugie”, “Another Year”, “Turner”. “Peterloo” ripercorre il massacro di Manchester nel 1819, quando una folla di 60mila persone marciò in piazza per chiedere più diritti e sostegno contro la povertà. Richieste inascoltate e messa a tacere con il sangue dall’esercito inglese. Del film colpisce soprattutto la grande ricostruzione storica compiuta da Leigh, autore anche della sceneggiatura, attento a cogliere tanto lo spirito dell’epoca quanto a sottolineare dei rimandi alla società odierna: la condizione degli ultimi e la politica distante o distratta. La regia è senza dubbio solida, in grado di gestire con efficacia scene di massa. Leigh è un autore che non si può non apprezzare, soprattutto se portatore di un importante messaggio sociale; spiace solo per la lunghezza forse eccessiva del racconto (154’), che appesantisce e sottrae pathos. Dal punto di vista pastorale, il film è consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

“Scappo a casa”
Prove di autonomia per il trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo. In “Scappo a casa” firmato da Enrico Lando l’attore Aldo Baglio è protagonista assoluto di una commedia sul tema dei pregiudizi razziali e dell’inclusione sociale. La storia: Michele è un meccanico che vive relazioni superficiali. Durante un viaggio in Ungheria si troverà in una situazione tragicomica, perdendo ogni confort e sicurezza, confuso con un migrante in cerca di accoglienza. Una situazione paradossale, che lo porta ad accorgersi della condizione degli ultimi, di chi cerca incontro e inclusione. È una commedia senza dubbio frizzante, dalle battute incalzanti e “scorrette”, ma nel corso della narrazione rischia di impantanarsi in una ripetitiva sequenza di equivoci. Il film arriva alla fine col fiato un po’ corto, con un umorismo a corrente alternata. Aldo Baglio si mette in gioco con il suo stile comico, fisico e dall’atteggiamento stralunato. Dal punto di vista pastorale, il film è consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

“La mia seconda volta”
È il racconto di una storia vera il film “La mia seconda volta” di Alberto Gelpi, la caduta e la risalita di Giorgia Benusiglio. Interpretato da Aurora Ruffino e Simone Riccioni – quest’ultimo in veste di sceneggiatore e produttore –, il film propone il deragliamento di Giorgia per una bravata, l’assunzione di una pasticca di ecstasy, che la manda in coma e la riduce in fin di vita. Salvatasi con un trapianto al fegato, la giovane diventa simbolo di tenacia, voglia di vivere e riscatto. Una storia dove famiglia, affetti e fede giocano un ruolo di primo piano. Si riconosce un chiaro valore educational al film “La mia seconda volta”, un richiamo contro l’uso facile di droghe e alcolici per raggiunge “lo sballo”, un pericoloso gioco che può portare fuori strada. Non tutti infatti riescono a rialzarsi e la storia di Giorgia è divenuta sì monito, ma anche manifesto per la vita che si rigenera. Regia scorrevole e ben allineata al racconto, con qualche passaggio didascalico. Nel complesso, il film è consigliabile, problematico e per dibattiti.

“Instant Family”
Un’altra storia vera, quella di “Instant Family”. È la vicenda capitata al regista Sean Anders, che racconta di una coppia di quarantenni – Mark Wahlberg e Rose Byrne – che decide di adottare un bambino, ma alla fine ne prende in casa tre. È il simpatico racconto di una convivenza non facile, dove genitori e figli devono imparare a conoscersi, capirsi e forse amarsi. Il tema è decisamente complesso e spinoso, ma la narrazione punta a smorzare i toni con gag e battute frizzanti secondo un umorismo tipicamente americano. Intento educational per un film che punta a far ridere e riflettere in famiglia.

Articolo originale pubblicato su Agenzia SIR


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