Da Ikeda a Scorsese, la memoria dei martiri giapponesi

martedì 7 Febbraio 2017
Un articolo di: Redazione

Mostrato in anteprima in Filmoteca Vaticana, il film I 26 martiri giapponesi, opera del 1931 di Tomiyasu Ikeda, è un intenso racconto, prima di Silence di Scorsese, sul sacrificio dei missionari cattolici nel Giappone tra ‘500-‘600

 

Nella giornata della memoria di San Paolo Miki e compagni, lunedì 6 febbraio 2017, si è tenuta nella Filmoteca Vaticana della Santa Sede la proiezione speciale del film I 26 martiri giapponesi (Junkyo Kesshi Nihon Nijūroku Seijin), opera risalente al 1931 del regista nipponico Tomiyasu Ikeda e diffusa all’epoca dai missionari Salesiani solamente nel 1935, come documento sulla propria attività nel mondo. 

 

L’importanza del film, tra memoria storica e documento artistico

Ha fatto discutere e appassionare Silence di Martin Scorsese alla sua uscita nelle sale all’inizio del 2017, per una storia così potente e sofferta, che il regista statunitense ha inseguito per quasi trent’anni. Ancor più recente è la scoperta di un precursore cinematografico del film di Scorsese. È stato ritrovato, infatti, il film muto giapponese I 26 martiri giapponesi di Tomiyasu Ikeda, che ha offerto un’ulteriore occasione per ricordare la tragica vicenda dei missionari e dei primi fedeli cattolici uccisi il 5 febbraio 1597 a Nagasaki. Furono messi a morte in croce sei francescani, tre gesuiti e diciassette terziari, tra cui quattro bambini. 

Il film di Ikeda, della durata di 66 minuti, realizzato da un’importante casa di produzione giapponese all’inizio degli anni Trenta, presenta uno stile visivo e un’accuratezza formale che lo eleva al di sopra della media produttiva del periodo, tanto da essere annesso al cinema classico nipponico, in particolare accostato ad Akira Kurosawa (Rashōmon del 1950, I sette samurai 1954). «Le finalità del film – ha sottolineato Goffredo Fofi – sono dichiarate ed evidenti. Ma se la macchina da presa è fissa, c’è un’attenzione all’ambientazione che fa impallidire quella di Scorsese, e grandi sequenze documentarie introducono lo spettatore a una cultura diversa da quella occidentale con rispettosa precisione, ben prima che conoscessimo il cinema giapponese grazie ai Kurosawa e ai Mizoguchi».

Attraverso il bianco e nero, il film muto – giunto a noi con didascalie in italiano curate dai Salesiani – riesce a immergere lo spettatore nel pathos della vicenda, senza indulgere in una drammaturgia superflua. Significativa soprattutto la scena della crocifissione, dove troviamo anche un richiamo cristologico attraverso la disperazione, poco distante dalla croce, di una madre di una delle vittime. Una disperazione struggente ma composta, che richiama alla mente lo sguardo pasoliniano, Il Vangelo secondo Matteo (1964), la prospettiva della crocifissione attraverso la figura di Maria, ruolo per il quale Pasolini aveva coinvolto la propria mamma Susanna.

 

La memoria ritrovata

I 26 martiri giapponesi di Tomiyasu Ikeda è stato un film di cui si erano perse le tracce, recuperato solo a fine 2016 grazie al recente accordo siglato tra la Congregazione Salesiana e l’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa | Centro Sperimentale di Cinematografia, intesa nata per il restauro di circa 450 film appartenenti all’archivio audiovisivo internazionale dei Salesiani. La versione originale del film in 35mm, in nitrato (formato particolarmente delicato e infiammabile), è stata scannerizzata in 4K e trasferita in digitale dall’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa di Ivrea (sede piemontese del CSC), con il supporto dell’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte e della Compagnia di San Paolo, proprio in vista della proiezioni in Vaticano in collaborazione con la Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, su proposta del Prefetto mons. Dario Edoardo Viganò e di don Francesco Cereda, Vicario dei Salesiani. Seguirà nei prossimi mesi, come ha sottolineato Sergio Toffetti, Direttore dell’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa di Ivrea, un lavoro di restauro più accurato e puntuale. Presenti, inoltre, nella Sala Card. Deskur in Vaticano i cardinali  Fernando Filoni, Tarcisio Bertone e Raffaele Farina, nonché religiosi dell’ordine dei Salesiani e del Pontificio Istituto Missioni Estere.


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