DENTRO LA TV: La moda italiana si fa serie Tv

Su Prime Video e Canale 5 la serie Tv “Made in Italy” sui grandi della moda nella Milano anni ’70. Prodotto da esportazione tra belle intuizioni visive e qualche stereotipo

giovedì 31 Ottobre 2019
Un articolo di: Sergio Perugini

Milano è Moda. Missioni, Krizia, Ferré, Armani, Valentino, Versace, Fiorucci. Sono solo alcuni dei ritratti dei grandi stilisti italiani proposti dalla serie tv “Made in Italy”, ideata e prodotta da Camilla Nesbitt per Taodue-Mediaset insieme a The Family, cui si è aggiunto inoltre Prime Video. E proprio sulla piattaforma in streaming del colosso Amazon sono disponibili in anteprima gli 8 episodi della serie già dallo scorso 23 settembre (su Canale 5 sarà programmata in un secondo momento). Un’operazione nata per raccontare su scala mondiale uno dei settori strategici del nostro Paese, la moda e la grande tradizione sartoriale; un omaggio all’interno di una storia dalle dinamiche mélo con scapigliati momenti pop.
I roventi anni ‘70. La costruzione narrativa è abbastanza semplice. Si entra nel frenetico mondo della moda italiana degli anni ’70 attraverso la prospettiva della ventenne Irene (Greta Ferro), giovane a un passo dalla laurea in Storia dell’arte che inizia quasi per caso un tirocinio nella rivista di moda “Appeal”. Sul suo cammino molte difficoltà: in primis dai genitori, operosa gente del Sud impiegata in fabbrica nel territorio meneghino, che si dimostrano contrari e spaventati; ancora, dal fidanzato di lungo corso che la vorrebbe più proiettata verso la famiglia anziché sul lavoro; non ultimo, dalla giornalista-mentore Rita Pasini (Margherita Buy), che ha metodi formativi schietti e taglienti, ricordando molto la Meryl Streep del film “Il diavolo veste Prada” (2006).
Pros&Cons. Elemento di pregio della serie “Made in Italy” sono senza dubbio i ritratti dei grandi creativi italiani attraverso una doppia soluzione: ogni puntata infatti rende omaggio a uno o due stilisti attraverso dei riusciti “mash-up” fotografici, dei focus in chiave doc con vere istantanee d’epoca tra vestiti, bozzetti e sfilate; dall’altro lato, gli stilisti entrano in scena come veri e propri personaggi, interpretati da attori noti: Roaul Bova è Giorgio Armani, Stefania Rocca è Mariuccia Mandelli in arte Krizia, Enrico Lo Verso e Claudia Pandolfi sono i coniugi Ottavio e Rosita Missoni. Tutto ciò offre grande fascino ed eleganza al racconto, che risulta così godibile sia per un pubblico italiano che (soprattutto) internazionale.
Nella narrazione, poi, sono presenti temi caldi del periodo storico, tra cui le tensioni sociali e le proteste nelle fabbriche; non mancano anche risvolti rivoluzionari di matrice terroristica. Infine, tra i temi in campo c’è la rappresentazione della famiglia, resa in maniera problematica e sfaccettata: da un lato l’immagine solida proposta dai genitori di Irene (anche se ritratti con poco smalto), dall’altro il rifiuto verso legami stabili – Irene e le sue colleghe – sull’onda delle rivoluzioni del tempo. Il racconto qui risulta più incerto e persino debole, incline a facili stereotipi e soluzioni poco originali.

Articolo disponibile anche su Agenzia SIR


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