Dentro la Tv: Su Netflix la serie “La legge di Lidia Poët 2” con Matilda De Angelis

martedì 29 Ottobre 2024
Un articolo di: Sergio Perugini

Dopo il successo raccolto nel 2023, torna su Netflix la serie di matrice storico-investigativa “La legge di Lidia Poët”, ispirata alla prima donna a laurearsi e a entrare nell’Ordine degli avvocati nell’Italia di fine ‘800. A vestire i suoi panni la sempre più brava Matilda De Angelis, affiancata da Eduardo Scarpetta e Gianmarco Saurino (novità nel cast). A capo del progetto c’è Matteo Rovere con la sua Groenlandia; la regia è condivisa con Letizia Lamartire e Pippo Mezzapesa. Il copione della seconda stagione è firmato dai creatori Guido Iuculano e Davide Orsini insieme a Flaminia Gressi.

La Legge Di Lidia Poët. (L to R) Matilda De Angelis as Lidia Poet, Gianmarco Saurino as Fourneau in episode 203 of La Legge Di Lidia Poët. Cr. Lilia Carlone/Netflix © 2024

La storia. Lidia Poët ha la strada sbarrata dall’Ordine degli avvocati e dalla politica, semplicemente perché donna e per il suo temperamento insofferente alle regole sociali. Con il fratello Enrico continua a muoversi in aule di tribunale, investigando poi su intricati casi di omicidi con il giornalista Jacopo Barberis. A complicare il quadro l’arrivo del nuovo procuratore Fourneau…

Pros&Cons. La serie “La legge di Lidia Poët 2” si conferma un divertissement per gli amanti del genere giallo, per i fedelissimi delle dinamiche investigative alla Sherlock Holmes, combinando atmosfere crime a tinte fosche con un twist di narrazione pop alla “Enola Holmes” (sempre su Netflix, ma con target più adolescenziale). Abbiamo inventato, spiegano i creatori Iuculano e Orsini, “circostanze, personaggi e intrighi, utilizzando piccoli frammenti di realtà per costruire un mondo pirotecnico di fantasia, dove una donna libera può lottare, trovare alleati, esser tradita e infine anche vincere, riempiendoci gli occhi di bellezza e la mente di meraviglia”. Lidia Poët è un’eroina di fine XIX secolo che si batte contro i tabù sociali, le restrizioni imposte alle donne tra lavoro e famiglia, paladina di una vita libera e senza legami. Lidia rinuncia al matrimonio, per inseguire un sogno di indipendenza e non essere da meno rispetto ai colleghi uomini. È animata da ostinazione, grinta e azzardo, mettendosi in gioco sino alle soglie del rischio pur di raggiungere la verità. La narrazione è senza dubbio frizzante, colorata seppur impastata di noir, e anche un po’ furba, qua e là con forzature narrative e licenze che fanno da gancio al nostro presente: il riferimento è sia ai casi crime di puntata, ma soprattutto ai dialoghi spesso marcati da soluzioni moderne, molto colloquiali. In generale la figura della Poët sembra costruita a metà strada tra un omaggio alla determinazione sociale di Elizabeth Bennet e inserti che strizzano l’occhio ad Ally McBeal. In questo il richiamo storico di riferimento, alla vera Lidia Poët, forse è più sbiadito e piegato ad esigenze narrative di largo consumo. Di fatto la serie, con la prima stagione, si è imposta come il primo titolo italiano più visto su Netflix nel 2023 (si parla di 85 milioni di ore di visione). Attendiamo ora i numeri della seconda stagione, in piattaforma dal 30 ottobre. Serie consigliabile-complessa, problematica.

La legge di Lidia Poët

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