Dentro la Tv: “Tutto chiede salvezza” di Bruni, storie di fragilità e riscatto

mercoledì 19 Ottobre 2022
Un articolo di: Sergio Perugini

“Il lato positivo”. Esattamente dieci anni fa usciva il film “Il lato positivo. Silver Linings Playbook” (2012) scritto e diretto da David O. Russell, dal romanzo di Matthew Quick (in Italia “L’orlo argenteo delle nuvole”). Un successo di pubblico e critica, incoronato agli Oscar l’anno successivo con il premio a Jennifer Lawrence. “Il lato positivo” con coraggio e originalità, muovendosi sul binario del dramedy, metteva a tema la salute mentale, la caduta del quarantenne Pat (un sorprendente Bradley Cooper), in stallo dopo una crisi sentimentale e lavorativa. L’esperienza di una terapia in un centro di aiuto e al contempo la presenza dei familiari, come pure il cimentarsi nel ballo con l’amica-amata Tiffany schiudevano per lui il cammino del riscatto. Dagli Stati Uniti all’Italia, una storia diversa ma dalle sfumature simili. È la serie rivelazione di Netflix “Tutto chiede salvezza” (dal 14 ottobre) scritta e diretta dal regista Francesco Bruni, adattamento del romanzo di Daniele Mencarelli: giovani e adulti fragili nel tentativo di rimettersi in partita con la vita.

Sette giorni. Roma oggi, Daniele Cenni ha vent’anni e lavora come rappresentante. Dopo una serata fuori controllo in discoteca, rientra a casa e sfoga la sua rabbia sui genitori. Il giovane viene così ricoverato in una struttura psichiatrica per un Tso, un trattamento sanitario obbligatorio della durata appunto di sette giorni…

Pros&Cons. Francesco Bruni fa centro, ancora una volta. Lo sceneggiatore romano che ha firmato molti copioni di Paolo Virzì e gli adattamenti Tv dei romanzi di Andrea Camilleri, regista al cinema di “Scialla!” (2011), “Tutto quello che vuoi” (2017) e “Cosa sarà” (2020), dirige e firma la serie Netflix “Tutto chiede salvezza”. Punto di partenza è il romanzo autobiografico di Daniele Mencarelli, un viaggio nella fragilità umana, quella che assale senza distinguo di età giovani e adulti. Un’esperienza all’interno di un reparto psichiatrico per 7 giorni, quelli del Tso. A giudicare dalle prime puntate, “Tutto chiede salvezza” convince per la qualità della regia-scrittura di Bruni così come per il tema e il modo in cui lo affronta. L’autore costruisce un racconto corale dramedy che si dipana a partire dall’esperienza del protagonista Daniele. I giorni nella struttura assumono i contorni delle tappe di un viaggio esistenziale, che parte dallo scandagliare i traumi e i rimossi della propria vicenda, prendendo consapevolezza di sé tra limiti e guadagni, per tornare a rinascere. Un percorso non in solitario, ma arricchito dall’incontro con l’altro: Daniele esce dalla dimensione dell’Io tragico per ritrovarsi in un Noi solidale. “Tutto chiede salvezza” si rivela una serie potente, graffiante, che approfondisce un tema spinoso e di stringente attualità, declinandolo in maniera acuta e lontana da scappatoie banali. Un racconto giovanile tangente al modello “SKAM Italia”, che però assume una piega più amara e asciutta. Non priva di poesia. Serie complessa, problematica, per dibattiti.

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