Dentro la Tv: Su Prime “Samaritan” con Stallone, eroe in cerca di redenzione

mercoledì 21 Settembre 2022
Un articolo di: Sergio Perugini

Fallibilità. Sempre più gli eroi che popolano l’orizzonte narrativo contemporaneo, tra cinema e serie Tv, vanno perdendo quell’aura di perfezione. Non più figure inarrivabili, bensì di loro emerge rumorosamente una certa fragilità. Non si registra questo solo nei titoli Marvel – gli ultimi a vacillare sono Thor e Doctor Strange –, ma anche in quelli Warner-DC Comics come il Bruce Wayne (Robert Pattinson) di “The Batman” (2022), tormentato e introspettivo, in cerca di risposte sul proprio ruolo come difensore pubblico. Ancora, dal mondo Disney-Pixar è da richiamare la riscrittura della figura dell’eroe con “Gli Incredibili” (2004, 2018) di Brad Bird. Spostandoci poi sul piano della letteratura, è tempo di eroi che lasciano filtrare fratture: è il James Bond di Daniel Craig, in particolare “No Time to Die” (2021), dove l’agente segreto di sua Maestà si scopre permeabile al sentimento, alla tenerezza. Stessa sorte capita all’altrettanto noto Hercule Poirot, in “Assassinio sul Nilo” (2022), di e con Kenneth Branagh: il suo indiscusso talento investigativo viene adombrato da una certa malinconia e da irrisolti del passato. Ultima proposta in ordine di tempo è in “Samaritan”, action-thriller di Julius Avery con Sylvester Stallone in veste di protagonista e produttore.

Nemesis vs Samaritan. Granite City è una realtà urbana minacciata da violenza e povertà. Da tempo si sono perse le tracce del difensore pubblico Samaritan, dato per deceduto nello scontro con il rivale Nemesis. Sam (Javon Walton) è un preadolescente bullizzato, che va raccogliendo indizi su Samaritan; incontrando il taciturno Mr. Smith (Sylvester Stallone) si convince che possa essere lui…

Pros&Cons. Prodotto dalla Metro Goldwyn Mayer, storico Studios hollywoodiano oggi affiliato a Prime Video di Amazon, “Samaritan” ci consegna un ruolo maturo per Sylvester Stallone, in cerca sì di personaggi sempre iconici ma anche meno granitici, più sfaccettati. È il caso dell’(anti)eroe “pensionato” Mr. Smith, scambiato per il leggendario Samaritan. Stallone tratteggia la figura di un settantenne dal fisico poco tonico, anzi malconcio, tormentato da rimorsi. Mr. Smith apparentemente ha poco di Samaritan: si nasconde alla comunità e a se stesso, evitando responsabilità e forme di coinvolgimento; è un uomo che vive ai margini, in aperto conflitto con la vita. È il coraggio del preadolescente Sam a riportalo in pista, a fargli compire finalmente la scelta giusta e forse a donargli l’opportunità del perdono. Sullo sfondo di un racconto a tinte cupe, in un paesaggio urbano che incrocia il nostro presente virato in chiave distopica e la suggestione di Gotham City, “Samaritan” diventa una inaspettata metafora dal sapore educativo. Perno di senso del racconto è l’amicizia tra il disilluso Mr. Smith e il giovane Sam, bisognoso di speranza in un mondo senza più luce. Al di là della cornice action, nella storia trovano posto temi densi, dai riverberi filosofico-religiosi: il conflitto bene-male, il valore della scelta, dunque del libero arbitrio. Consigliabile, problematico, per dibattiti.

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