Dentro la Tv: Su Prime Video “L’estate più calda” con Gianmarco Saurino

martedì 11 Luglio 2023
Un articolo di: Sergio Perugini

Preti sullo schermo. Nutrito è il filone narrativo dedicato alla figura del sacerdote sullo schermo, tra cinema e Tv, tema ampiamente affrontato anche in ambito accademico (cfr. D.E. Viganò, “Preti di celluloide”, Cittadella 2009). Oltre ai più ricorrenti ritratti di taglio sociale, tra preti educatori ed espressione di una Chiesa “ospedale da campo” – “Roma città aperta” (1945), “Piovono pietre” (1993), “Se Dio vuole” (2015) –, sullo schermo non sono mancate anche narrazioni giocate sui sentieri della comicità farsesca o della provocazione. Carlo Verdone, con il suo sguardo comico striato di malinconia, ha offerto di certo alcune istantanee sull’“abito nero-colletto bianco” tra le più simpaticamente irriverenti e acute con “Un sacco bello” (1979), “Acqua e sapone” (1983), “Viaggi di nozze” (1995) e “Io, Loro e Lara” (2009). Uno degli aspetti della vita sacerdotale finiti al centro di racconti tra cinema e Tv è la castità o il celibato: basta richiamare titoli come “La moglie del prete” (1970) di Dino Risi con la coppia Loren-Mastroianni o la miniserie mélo “Uccelli di rovo” (1983). Ultimo in ordine di tempo è “L’estate più calda” su Prime Video diretto da Matteo Pilati con Gianmarco Saurino e Nicole Damiani, con comprimari d’eccellenza Nino Frassica e Stefania Sandrelli.

Tempo d’estate. Sicilia, Lucia sta trascorrendo l’ultima estate nel suo paese prima di trasferirsi a Roma per l’università. Si divide tra il volontariato in parrocchia, l’organizzazione dei centri estivi per ragazzi, e le uscite con gli amici di sempre. Quando arriva in città il ventiseienne don Nicola, diacono prossimo all’ordinazione presbiterale, le sue certezze vacillano…

Pros&Cons. “L’estate più calda” è l’opera seconda di Matteo Pilati, autore anche della sceneggiatura insieme a Tommaso Triolo e Giuseppe Paternò Raddusa. Al centro del racconto un topos abbastanza rodato: l’estate che segna la fine dell’adolescenza e l’inizio dell’età adulta, accesa da timori sul futuro e da lampi di amori brucianti (“Summertime”, 2020-22, Netflix). A questo gli autori aggiungono un twist di “provocazione”, accostando alle dinamiche della commedia-dramedy sentimentale la figura del sacerdote. Tra Lucia e don Nicola viene tratteggiata un’intesa crescente che sfoga prevedibilmente in amore. E se Gianmarco Saurino si conferma un attore valido e di talento, capace di lavorare con accuratezza sul personaggio a livello espressivo e introspettivo – prova a rendere credibile il tormento di don Nicola, in conflitto tra la conferma del sacerdozio e una vita altra – a rivelarsi poco “originale” è l’impianto stesso della storia. Il problema non risiede nel tema in sé, la “tentazione” dell’amore, bensì nel modo in cui viene sviluppato, nella scrittura. C’è poco approfondimento dei personaggi (e delle loro scelte) come pure degli snodi narrativi. La narrazione è chiaramente in cerca di uno sguardo “denso” marcato da frizzante leggerezza, quella dell’evasione estiva, ma a ben vedere il risultato appare di corto respiro, annacquato, un racconto composto da quadri visivi slegati, dall’andamento frettoloso. Non basta dunque la “provocazione” a fare la storia, a dare sostanza al film. Complesso, problematico.

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