ALL IS LOST – TUTTO E’ PERDUTO

Valutazione
Consigliabile, Problematico, dibattiti
Tematica
Mare, Metafore del nostro tempo, Tematiche religiose
Genere
Drammatico
Regia
J.C. Chandor
Durata
105'
Anno di uscita
2014
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
All is lost
Distribuzione
Universal Pictures International Italia
Musiche
Alex Ebert
Montaggio
Pete Beaudreau

Orig:: Stati Uniti (2013) - Sogg. e scenegg.: J.C. Chandor - Fotogr.(Panoramica/a colori): Frank G. DeMarco (fotografia subacquea: Peter Zuccarini) - Mus.: Alex Ebert - Montagg.: Pete Beaudreau - Dur.: 105' - Produz.: Washington Square Films, Before the Door Pictures.

Interpreti e ruoli

Robert Redford (l'uomo)

Soggetto

Durante una traversata in solitario nell'Oceano Indiano, un uomo si risveglia all'improvviso sul proprio yacht di 39 metri: sta imbarcando acqua dopo una collisione con un container abbandonato in alto mare. Con l'equipaggiamento da navigazione e la radio fuori muso, l'uomo riesce a riparare la falla nello scafo, affronta una violenta tempesta, sopravvive grazie alle proprie doti di marinaio e all'espetrienza dell'età. Ma è solo l'inizio di una serie di problemi sempre crescenti, di fronte ai quali è costretto a fare affidamento sulle correnti oceaniche per rientrare in una rotta di navigazione e sperare di incrociare un peschereccio di passaggio. Circondato dagli squali e con le provviste che scarseggiano, il velista arriva ben presto a guardare in faccia la morte. Per due volte la salvezza sembra a portata di mano, per due volte, l'imbarcazione vicina si allontana senza essersi accorta di niente. Tutto è perduto...

Valutazione Pastorale

Per Robert Redford una nuova, forte scommessa professionale: da parte di un attore vicino ai 77 anni (nato a Santa Monica nell'agosto 1937), testimone indiscusso degli ultimi 50 del cinema americano. Si può evitare di dire il finale, aggiungendo che l'uomo (senza nome, nella v.o. è definito come 'The Man') pronuncia solo poche parole lungo la vicenda, eppure riesce con una presenza di crescente dinamicità a far lievitare tensione, emozione, commozione. In realtà accanto a Redford, che scruta con sguardo inerte l'orizzonte, c'è un coprotagonista: l'oceano, ossia il mare, ovvero la Natura. L'oceano vasto, inafferrabile, imperturbabile è lo spazio del confonto uomo/natura eterno e irrisolto. In mezzo ci sono l'incoscienza, la volontà di affrontare sfide impossibili, la consapevolezza di andare a sfidare equilibri millenari. La lotta per la sopravvivenza finisce per toccare sfumature spirituali, laddove solitudine significa anche necessità di affidarsi ad una presenza in grado di colmare paure e vuoti interiori. Già regista del notevole "Margin call" (2012), Chandor compone un racconto di bella intensità drammaturgica, e il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni come proposta insolita, dal taglio originale e incisivo, in grado di calamitare attenzione e partecipazione.

Le altre valutazioni

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