Sogg. e scenegg.: Jackie Mc Kimmie - Fotogr.(Normale/a colori): Steve Mason - Mus.: Martin Armiger - Montagg.: Michael Honey - Dur.: 100' - Produz.: Ross Matthews.
Interpreti e ruoli
Noni Hazlehurst (Clare), Debora-Lee Furness (Diane), Frank Whitten (Michael), Helen Jones (Sandy), Denis Moore (Bill), Fiona Press (Therese), Ray Barrett (Frank), Noga Bernstein, Peter Tu Tran.
Soggetto
Clare (pittrice australiana, che ha avuto un invito per esporre a Parigi), Diane (bionda giornalista), Sandy (una maestra che ha due figli adottivi, ma non può averne di suoi) e Therèse (una regista isterica, madre della sedicenne Rosie che vuole girare le fasi di una gravidanza fino al parto conclusivo) sono tra loro amiche. Proprio Clare è la donna incinta che, volendo come dice "sdebitarsi" con Sandy la quale le ha acquistato dei quadri, accetta il "contributo" di Michael, marito di quest'ultima, per darle un figlio. Tutta la troupe si è installata in un cottage in piena natura non lontano da Brisbane per assistere all'evento: le donne sono femministe convinte, Therèse soprattutto e l'attesa collettiva ed affettuosa sarà si afferma molto più utile e gradita delle "manacce" di un medico carico di impegni professionali. Malgrado gli accordi Clare convinta che il nascituro le appartiene, perché nove mesi di gravidanza significano qualcosa, non è più intenzionata a cederlo. Sandy rimane così una donna frustrata e sola; la giornalista che si era portata sul posto l'amante Bill, il quale (le altre non lo sanno) è medico, se ne riparte: la ipereccitata Therèse concluderà il suo documentario filmando la nascita, che avviene durante un furioso temporale davanti ad un certo Frank, un allevatore ubriacone dei paraggi.
Valutazione Pastorale
La regista australiana Jackie Me Kimmie si è lanciata a capofitto in un tema ostico. Qui l'amicizia femminile tiene banco ed i ginecologi debbono starsene lontani come la peste: sempre meglio partorire sul pavimento tra sollecitudini affettuose e donne sorridenti, in mezzo alla natura e magari in pieno tornado. A parte l'assunto di per sé, spregiudicato ma anche bislacco, il film risulta sgradevole e perfino ripugnante. Si sta a disagio, per non parlare del linguaggio, che è pesante e grossolano, malgrado la voluta disinvoltura. Tutto, dall'evento in sé, dal grazioso "prestito" di Clare, alla stessa terminologia degli organi (prima, durante e dopo interessati), tutto è trattato con evidente amoralità. Qui la natura dell'uomo e della donna, l'evento stesso della procreazione e della nascita (sempre mirabili e misteriosi) appaiono sviliti, sciupati e traditi. Tanto che la finale resipiscenza di Clare, che si tiene il neonato mancando il patto con l'amica, non sembra nemmeno riscattare in positivo quell'assurdo mercato.