Interpreti e ruoli
Tara Abboud (Amira), Saba Mubarak (Warda), Ali Suliman (Nuwar), Waleed Zuaiter (Said), Ziyad Bakri (Basel), Suhaib Nashwan (Ziad), Saleh Bakri (Etai)
Soggetto
Amira, una diciassettenne palestinese, è stata concepita con il seme di Nawar, trafugato dalla prigione nella quale egli è recluso. Sebbene sin dalla sua nascita il loro rapporto si sia limitato esclusivamente alle visite in carcere, il padre rimane il suo eroe. La sua assenza nella vita della ragazza è però compensata dall’amore e dall’affetto di coloro che la circondano. Tuttavia, quando un successivo tentativo di concepire un altro bambino porta a galla la sterilità di Nawar, il mondo di Amira viene stravolto...
Valutazione Pastorale
Presentato alla 78ᵃ Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, sezione Orizzonti, dove ha vinto il premio Interfilm e il premio Lanterna Magica. nell’aprile del 2023 è arrivato nelle sale italiane “Amira”, del regista egiziano Mohamed Diab. Il film racconta la storia della diciassettenne Amira (Tara Abboud), concepita con il seme di Nawar, trafugato dalla prigione nella quale egli è recluso. Sebbene sin dalla sua nascita il loro rapporto si sia limitato esclusivamente alle visite in carcere, il padre rimane il suo eroe. La sua assenza nella vita della ragazza è comunque compensata dall’amore e dall’affetto di coloro che la circondano. Tuttavia, quando un successivo tentativo di concepire un altro bambino porta a galla la sterilità di Nawar, il mondo di Amira viene stravolto... Il momento centrale del film arriva quando, deciso a diventare nuovamente padre, Nawar fa recapitare alla moglie il proprio seme ma il dottore dice che l’uomo risulta sterile. Come è nata allora Amira? Intorno a questo interrogativo ruota tutta la vicenda in un alternarsi di momenti sempre più drammatici che vanno avanti fino a quando la ragazza, convinta di dover pagare un prezzo al suo essere una figlia senza un padre sicuro, va alla disperata ricerca del vero genitore, senza calcolare rischi e pericoli. Siamo certamente di fronte ad un forte dramma esistenziale umano e politico. Amira è la giovane sacrificata per motivi non chiari che attengono alle tradizioni, ad ataviche convinzioni familiari, a sentimenti che diventano fin troppo importanti. Il film c’è, è bello, è forte e rimanda ad una condizione non giustificabile, diventando un potente atto d’accusa verso la situazione dei reclusi in prigione. Diab gira con grande incisività. Nell’eterno conflitto israelo-palestinese, un'altra vittima innocente. Dal punto di vista pastorale il film è da valutare come complesso e problematico.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni di dibattito.