Sogg.: Agnès Merlet - Scenegg.: Agnès Merlet, Christine Miller, Patrick Amos - Fotogr.: (Panoramica/a colori) Benoit Delhomme - Mus.: Kishna Levy - Montagg.: Jean Pierre La- force - Dur.: 99' - Produz.: Patrice Haddad
Interpreti e ruoli
Valentina Cervi (Artemisia Gentileschi), Michel Serrault (Orazio Gentileschi), Miki Manojlovic (Agostino Tassi), Luca Zingaretti (Cosimo Quorli), Emmanuelle Devos (Costanza), Frederic Pierrot (Roberto), (Tuzia), Maurice Garrel, Yann Tregouet, Jacques Nolot, , Renato Carpentieri, Dominique Reymond, Alain Ollivier
Soggetto
A Roma nel 1610, Artemisia Gentileschi, 17 anni, ha una forte passione per la pittura, ricevuta dal padre Orazio, pittore affermato. Ma Artemisia, in quanto donna, non può seguire i corsi all'Accademia né chiedere di posare a modelli nudi maschili o femminili. Ostinata, Artemisia cerca di dipingere i corpi, certe volte di nascosto, certe altre osservando sé stessa. Un giorno sulla spiaggia incontra Agostino Tassi, sostenitore di tecniche pittoriche avanzate, fiorentino, arrivato a Roma per lavorare con Orazio ad una serie di affreschi religiosi. Artemisia ottiene dal padre il permesso per prendere da Agostino lezioni sull'arte della prospettiva, che lei conosce poco. Dopo alcuni incontri, sulla pittura comincia a prevalere la passione, e un pomeriggio Agostino seduce Artemisia ancora vergine. Il padre lo viene a sapere e accusa Agostino di stupro. Portato davanti al tribunale e costretto a confessare sotto tortura, l'uomo, che tra l'altro è già sposato, ammette la propria colpa e viene condannato a due anni di prigione. Artemisia che, nonostante tutto, è ancora attratta da lui, non si sente più di vivere negli stessi ambienti. Lascia la casa paterna, lascia Roma per andare a Firenze dove, in un altro contesto, ha inizio la sua vera attività artistica.
Valutazione Pastorale
Artemisia Gentileschi è personaggio reale: nasce a Roma l'8 luglio 1593 e muore a Napoli nel 1653 dopo aver trascorso periodi di vita a Firenze (1614-1622), ancora a Roma (1622- 1630) e infine a Napoli (1630-1653). Scoperta in questo secolo dal critico d'arte Roberto Longhi, che la considera "la sola donna in Italia che abbia saputo cosa fosse la pittura", viene indicata come la prima pittrice della storia dell'arte. Nome significativo dunque, nella storia dell'arte, a cui però il film dedica poco spazio sul piano artistico. Alla regista francese interessa di più raccontare le difficoltà e gli ostacoli incontrati da Artemisia per affermare sé stessa, il tentativo di rendere visibile la passione, il tema della solitudine della ragazza in un mondo maschile, l'attenzione per l'arte come creazione e come slancio interiore. La regista insomma non fa mai vedere dipinti della Gentileschi né si sofferma sui contenuti dei dipinti stessi, ma tende ad esprimere nelle immagini del film, con luci quasi caravaggesche, il senso di una forza d'animo vera e carnale. In quest'ottica va detto che, dal punto di vista pastorale, il racconto dà spazio a momenti di scabrosità eccessiva e superflua, equilibrati però dalla ricerca di una espressione artistica differente, priva di malizia, dove prevalgono la curiosità, la voglia di comprendere gli altri, di farsi capire, di arrivare alla fiducia e al perdono. Utilizzazione: il film è da utilizzare con attenzione in programmazione ordinaria, con esclusione dei minori e per un pubblico maturo. Può essere proposto in situazioni più ristrette, per affrontare argomenti legati al rapporto cinema-pittura, all'ambiente del seicento romano, al ruolo della donna allora e nel confronto con l'oggi.